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X Factor, Nevruz non mi impressiona

Circolano i primi rumor sul vincitore di X Factor. E se fosse proprio Nevruz? L’eccentrico rocker di Caserta è il regalo che Elio ha fatto al talent show di Raidue e guai a chi glielo tocca. Almeno che io da arteriosclerotico non abbia sbagliato a twittare, il giudice Elio ha dichiarato: “Nevruz vive, non lascia vivere”.
A me non è piaciuta l’ultima esibizione di Nevruz. Voglio essere franco. Mi sembrava di vedere Capossela e ascoltare un’imitazione vocale di Domenico Modugno. Il ricatto  dell’industria discografica dell’ultimo decennio lo conosciamo tutti: il personaggio al di sopra dell’interprete perché tanto i tecnicismi lasciano il tempo che trovano. Mi tornano due ricordi di fine anni ’70, forse banali, che contribuirono a staccarmi dal repertorio infantile dello Zecchino d’Oro. Da una parte i travestimenti eccentrici di Renato Zero, dall’altra Anna Oxa a Sanremo. Il maschiaccio che si agitava all’Ariston, intonando un’Emozione da Poco, era stato costruito a tavolino per filo e per segno, ma in compenso aveva una voce che, col tempo, ha permesso alla Oxa di trasformarsi da personaggio in interprete.
Non so se Nevruz sia il capriccio di una stagione, ma gli oltre 16 mila fan su Facebook faranno davvero di tutto per convincerci che il loro beniamino ha il fattore X? Preferisco restare fuori dal coro, beffeggiato dai prevedibili attacchi. A me Nevruz non fa impressione artisticamente, nonostante lui fuori dal palco sia un sognatore ipersensibile. Una canzone si ascolta, non si guarda. E forse sbaglia chi vuole convincerci del contrario.

60 volte Zero, senza essere un sorcino

Sorcino si nasce o si diventa? Legittimo dubbio davanti una torta con 60 candeline accese. Roma si scompone per il suo “Renato”, mentre chi non ne ha mai voluto sapere dell’etichetta di “sorcino” se ne va su YouTube a fare l’archeologo. C’è poco degli inizi, c’è poco dell’uomo mascherato alle prese con abiti sgargianti e variopinti, c’è poco di quello “Zero” che aveva fatto arrossire l’Italia democristiana degli anni ‘70 col sotterfugio dell’ambiguità. In giro non c’è più niente di Renato Fiacchini, a parte qualche traccia all’ufficio anagrafe.
Eppure ancora avverto un senso di liberazione: nell’estate del 1981 riuscii a fare a meno di quelle “maledette rotelle” della mia bicicletta. Scorazzavo bimbo in un viale di Paestum a due ruote, mentre da un juke-box si sentiva una voce cantare Più su. Cominciai ad interrogarmi, proprio quell’estate, su chi fosse la “madre che si arrende e un bambino non nascerà” e perché “un drogato fosse un malato di nostalgia”. L’anno successivo, salutando la bimba a cui facevo il filo, versai lacrime amare sotto l’ombrellone perché ascoltai da una radiolina “Spiagge dipinte in cartolina, ti scrivo tu mi scrivi, poi torna tutto come prima”. E nel sabato sera invernale, guardando Fantastico 3, mi illusi davvero con Viva la Rai che a viale Mazzini ci fosse “una fabbrica dei sogni”, prima di aver scoperto i ricatti censori che si fanno oggi come allora. Mi era bastata qualche marachella da pianerottolo con il mio compagno di giochi Alessandro per lanciare nel futuro le profezie di Amico, ovvero il flashback di oggi “E ti ricorderai… del morbillo e le cazzate, fra di noi”. Ci sono modi e modi per annotare la data di un compleanno, perchè ora il trucco si è sciolto e le rughe si vedono una per una. Per fortuna una bella canzone può farci fare lo stesso giro per 60 volte,senza invecchiare mai, come il primo repertorio di Renato Zero. Ed è con quella musica che dovrebbe essere guarnita la torta del signor Fiacchini.

Musica, quanta voglia di beneficenza per l’Abruzzo!

renato-zero150Musica e solidarietà sono due parole che si incrociano e spesso vanno pure d’accordo, raccogliendo anche fondi da capogiro. La tragedia del terremoto in Abruzzo ha scosso l’anima di molti musicisti: da Vasco che ha donato 100 mila euro dal palco del concertone del 1° Maggio alle decine di eventi musicali che si moltiplicano lungo lo stivale italiano. Persino quando c’è di mezzo la beneficenza può scattare “la competizione” e quel timido orgoglio che smuove punte di campanilismo. Milano chiama e Roma non perde tempo a rispondere! Mentre Laura Pausini recluta le donne della musica per un mega evento il 21 giugno a San Siro, Renato Zero, Claudio Baglioni, Antonello Venditti e tanti altri si incontrano dall’altra parte della barricata per una notte di note all’Olimpico di Roma: la capitale gioca d’anticipo e la data è fissata per il 20 giugno. E’ di buon auspicio guardare tanti artisti che si danno da fare per una giusta causa. Sarebbe più stimolante se ci fosse sempre una continuità nei progetti benefici, anche da parte dei management che fanno il buono e il cattivo tempo sui costi dei concerti. E qui il traguardo non è realizzare il mega show per fare il colpo grosso nel Belpaese, scimmiottando i concertoni americani, ma spingere il cervello in un’altra direzione: la musica può farci ritrovare il piacere della “diversità”, da qualsiasi parte provenga e non importa se quel palco sia a Roma o Milano.