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I quattro moschettieri di TBNet e la rivincita dei Travel Blogger in Italia

Quando alla BIT di Milano del 2013 Francesca Di Pietro, Cristiano Guidetti, Marco Allegri e Federica Piersimoni presentarono il progetto di TBNet, qualcuno pensò ad un’incauta bravata che avrebbe avuto vita breve.

Chissà in quanti, seduti in redazione, storsero il naso nei giorni caldi in cui i blogger erano percepiti come insidia per il giornalismo da viaggio tradizionale. @chediporto, @viaggiovero, @nonsoloturisti e @federchicca – questi i nickname che li hanno resi piccole celebrità della Rete – avevano avuto l’intuizione di mettere insieme il meglio dei blogger e influencer del travel italiano, trascinando nella retata anche la sobria Francesca Barbieri (@fraintesa), tra le prime blogger a bucare lo schermo tv di Alle falde del Kilimangiaro, o la toscana naif Michela Simoncini (@comunicami).

L’unione fa la forza? Ebbene sì. Questa volta l’intuizione non è giunta dalla “social media centrica” Milano ma da una cordata periferica, che dalla Napoli della Di Pietro è passata per l’Emilia-Romagna di Guidetti e Piersimoni, spingendosi fino alla bergamasca di Allegri. In poco più di due anni dal battesimo 2.0 anche i più scettici si sono dovuti ricredere.

TBNet ha supportato il mondo del travel e della promozione turistica, guidando riflessioni e discussioni nella rubrica chat su Twitter  #TbNetalks e, infine, scommettendo su un momento di formazione rivolto a giornalisti, blogger e operatori del settore, conquistando Milano dal 22 al 24 maggio.
Il #TBNetalks Travel Media Forum più che l’atmosfera ingessata e noiosa di un “forum” ci ha fatto ritrovare quella informale di un “camp”, senza perdere l’autorevolezza di speaker come lo strategist Andrea Fontana, la giornalista Rosa Maria Di Natale, il videomaker Emiliano Bechi Gabrielli o l’instagramer Orazio Spoto.

Sette anni fa urlai sottovoce, nel bel mezzo di una riunione di redazione, che il reportage di viaggio “da catalogo” sarebbe stato ghigliottinato dalla community con l’affermazione dei social media. Il tempo mi ha dato ragione e il ciclone ha scoperchiato pure i patinati online.
I travel blogger hanno restituito al lettore la sua prospettiva di viaggio, calata nella quotidianità del viaggiatore. Il lettore si immedesima quando Federchicca racconta della preparazione della valigia; Chetiporto snocciola tips dall’ennesimo viaggio in solitaria o Fraintesa incrocia i canguri nella sua spedizione australiana.

Da oggi TbNetalks non è più un hashtag ma una nuova frontiera per vivere e raccontare il viaggio. I quattro moschettieri di TBnet hanno stravinto la scommessa, imponendosi tra gli over 30 che sanno essere punto di riferimento del travel blogging in Italia, anche verso aspiranti blogger come chi mi ha confessato: “Di notte faccio la custode in un museo. Di giorno faccio la spola tra Torino e Milano per formarmi quando ci sono occasioni preziose come quelle di TBNetalks. Per dormire c’è tempo”.

Sorrento orfana di Raffaele Gargiulo, mastro della grafica pubblicitaria

Rosario PipoloI luoghi e la loro storia sono fatti con i mattoncini dei “gran lavoratori invisibili”, coloro che muovono ogni piccolo passo sulla zolla della loro terra. Sorrento e la sua penisola restano orfane di Raffaele Gargiulo, mastro della grafica pubblicitaria, e ammettono di non reggersi sulle palafitte del pittoresco, della canzonetta da cartolina o nell’invadenza del turista che saccheggia bellezze e memorie del posto. La Penisola Sorrentina è fatta soprattutto dei mastri che, rinchiusi nelle minuscole botteghe, fanno della laboriosità un’arte, dove la creatività racconta la spigolatura del territorio.

Classe 1955, Raffaele Gargiulo aveva esplorato gli anni ’80 con una convinzione: la grafica pubblicitaria non doveva per forza sottomettersi alle ossessioni dei grandi brand. Il grafico era prima di tutto un artigiano e l’artigiano, proprio come gli incisori dell’antichità, si realizzavano e “realizzavano” nelle loro piccole botteghe. La bottega che fungeva da laboratorio per progettare, creare, impaginare con la meticolosità del certosino, prima che i computer e il digitale inghiottissero la manovalanza.

Gargiulo fu tra i primi in Penisola Sorrentina a sposare la filosofia del Mac, prima che i macchinari magici della Apple si riducessero ad oggettistica di culto e di moda. Quando la sua arte grafica segnò  il passo dell’evoluzione dell’immagine del turismo locale, lungo il corso degli anni ’90, Gargiulo lanciò un appello chiaro: la sinergia e lo spirito collaborativo sul territorio e il coinvolgimento dei giovani restano la sola congiuntura di una prospettiva verso il futuro.

Dalla sua tana di Trasaelle, che lo rese “cavernicolo dell’immaginazione”, ovvero fagocitatore di quella primordialità che fa delle passioni il gusto per la vita, Raffaele Gargiulo fece del suo distintivo tratto grafico la peculiorità di ogni progetto, da una brochure ad una locandina, per raccontare i dintorni e i contorni. Perciò stasera, appena la Penisola Sorrentina sarà a luci spente, accenderemo gli schermi dei nostri Mac e proietteremo la luminosità dei desktop verso il cielo. Raffaele Gargiulo riconoscerà le sue icone e in tipografia ripartiranno le rotative per la ristampa dei suoi lavori, che in filigrana hanno raccontato qualcosa anche di questa zolla di terra, la sua.

Cartolina da Istanbul

burka

Rosario PipoloL’unica amica turca si è trasferita in Canada e così non avevo nessuno che mi guidasse in questa affacciata in Turchia. Arrivare ad Istanbul alle 6 del mattino, dopo otto ore di autobus, è un’esperienza unica: l’alba che si alza sulla città sembra uscita da un acquerello e il brusio delle persone mattiniere in centro diventa il sottofondo insostituibile di un fine settimana d’agosto. Istanbul ce l’ha la faccia di Napoli e, cazzeggiando tra la sponda europea e quell’asiatica, ritrovo i vicoli della mia città. “Nu turco napoletano” sogghignò Eduardo Scarpetta (rivedete pure il film di Mattioli con Totò!) e poi dice che ogni mondo è paese, anche se al posto dei calzoni fritti o delle pizze accartocciate ci sono i kebab. Ci sono le dovute eccezioni naturalmente: il burqa ad esempio. E immaginare le nostre ragazze “ciacione” partenopee andarsene in giro tutte coperte è roba fantascientifica. Scherzi a parte, la Turchia si vanta di avere abbandonato da un pezzo gli estremismi dell’Islam. E non mi riferisco al semplice velo sul capo delle donne, ma al così detto “burqa afgano”, che copre le donne dalla testa ai piedi. Purtroppo in giro ne ho viste decine e decine di donne e ragazze coperte integralmente. Non era l’abbigliamento a mettermi a disagio, bensì provare a dare un senso a quella scelta. Mi sembrava di essere più in Iran che nella Turchia che immaginavo, quella che anela ad entrare nell’Unione Europea. La convivenza pacifica con l’Islam è un gradino obbligato per sentirci “europei” nel XXI secolo, ma l’accettazione del burqa integrale è un’immagine che voglio cancellare dalla mia cartolina da Istanbul. Un paese che sbandiera la sottomissione della donna e nasconde ancora scheletri nell’armadio (il genocidio armeno)  è davvero maturo per far parte di quell’Europa che eleva i valori di eguaglianza e rispetto reciproco?

Valtur, 50 turisti con il “cagotto”!

Valtur

Rosario Pipolo“Pesce andato a male” dopo un pranzo d’agosto (secondo qualche indiscrezione) e così 50 turisti finiscono vittime della dissenteria. E’ successo nel Villaggio Valtur di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. E pensare che ho trascorso un paio d’ore in quel villaggio con i miei genitori una ventina di anni fa: sembrava “un mondo perfetto”, un luna park del turista. Non è tutto oro quel che luccica e con quei prezzi da capogiro poi. Una bella batosta per uno dei marchi del turismo d’èlite. Dal sito dell’Ansa si legge l’intervento dell’avvocato Cristina Amadori: “Molte persone hanno dovuto ricorrere alle cure dell’infermeria del villaggio. La situazione e’ molto critica ed e’ scandaloso che possano accadere fatti del genere. I casi di dissenteria potrebbero essere collegati all’ingestione di alimenti consumati nel villaggio, dove abbiamo constatato anche problemi di carattere igienico e carenza di personale”. E poi ci lamentiamo che in questa stagione il turismo in Italia è calato. Pensate alla foto da catalogo Valtur con tutti quei volti sorridenti, adesso da “poveri cristi” attaccati tutto il tempo al wc, e con il portafoglio svuotato dal salasso della permanenza extra-large. A questo punto meglio la cucina della “zia Maria” nel piccolo campeggio con i bungalow, semplice e senza pretese, nel segno di una vacanza senza “il cagotto” da fine estate!