Lino Toffolo, maschera goldoniana sciolta in una canzoncina

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Rosario Pipolo“Chi ha rubato la marmellata? Chi sarà? Ed un uovo di cioccolata? Chi sarà? E chi ha rotto la vetrata con un colpo di pallon? Chi ha scaldato la cassata con il fon?”.
Dietro la canzoncina di Johnny Bassotto, che ha gracchiato sul 45 giri della mia infanzia, c’è la maschera di Lino Toffolo. Maschera goldoniana in perenne evoluzione, l’attore veneziano aveva quella versatilità straripante che lo avrebbero dovuto incollare al palcoscenico della Laguna e farlo restare osservatore della realtà attraverso la giostra delle storie di Carlo Goldoni.

“Ma il bassotto poliziotto scoprirà la verità, il bassotto poliziotto scoprirà la verità. Che poliziotto Johnny bassotto con le manette arresta la tua fantasia; ti fa svegliare e confessare tutto quel che hai combinato”. La maschera galleggia tra i versi di una buffa canzoncina, una girandola nel piccolo schermo di fine anni ’70. Ci confonde senza farci notare che il sorriso sornione di Toffolo è la lama con cui il cabarettista guerreggia  contro l’ipocrita serietà della vita.

“Chi ha giocato in ascensore? Chi sarà? Chi ha legato al palloncino la cravatta di papà che ora vola sopra tutta la città, eh?”. Persino nei fotogrammi della pellicola antimilitarista Sturmtruppen, diretta da Samperi e tratta dal fumetto meraviglioso di Bonvi, Toffolo manipola la maschera d’argilla di un abile teatrante facendoci credere di essere un caratterista.

“Il bassotto poliziotto è il più in gamba che ci sia! il bassotto poliziotto è il più in gamba che ci sia!”. Persino una réclame – pardon oggi si dice spot pubblicitario – diventa con lo scanzonato Toffolo territorio artistico, senza essere con prepotenza la rincorsa verso uno scaffale del supermercato per un barattolo di marmellata.

Non esistono attori di serie A o serie B. Esistono attori, punto.