Prima dello scatto che ci ritrae assieme all’ultima BlogFest 2013, glielo avevo twittato. E Funky Surfer – così lo conosceva il popolo di Twitter – aveva gradito il paragone. Accanto a Marco Zamperini mi sentivo come Martin di Ritorno al Futuro e in un certo senso gli incontri con lui avevano esaudito un mio grande desiderio: capire come fosse fatto un evangelist dell’Innovation.
Marco Zamperini se ne andava a zonzo con i suoi GoogleGlass, ma “il futuro” era nel suo sguardo, in quella sua visione che allargava l’orizzonte del domani alle nuove tecnlogie per contribuire a migliorare la nostra vita. Attraverso il suo stile scanzonato l’amato Funky Professor filava come la lana umanità e sensibilità, due poli che rendono un genio smanettone e tecnologico anche grande viaggiatore del tempo. Il tempo scandito da Internet – Marco ha messo le fondamenta della Rete in Italia – e dai social network batteva allo stesso ritmo del cuore di Funky Surfer, i cui palpiti condensavano la sfrenata passione che diventa mestiere, a metà strada tra l’operosità di un artigiano e la pignoleria di uno scienziato.
Oggi appeso al filo della Rete c’è tanta rabbia per l’uscita prematura di Marco Zamperini ed io senza di lui non riesco più a sentirmi Martin di Ritorno al Futuro. Mi resta il ricordo di momenti intensi alla BlogFest di Rimini e di una cena seduto tra lui e la moglie Paola Sucato. Caro Marco, prima o poi salirò anche io a bordo della DeLorean DMC-12 e con la mia macchina del tempo ritroverò il “mio Doc Emmet Brown” su un pianeta lontano, che da oggi in un angolo dell’universo porta il tuo nome: Funky Surfer.
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