Incrociando per caso “Immaginarci”, mi è venuto da pensare che la fotografia ha davvero il potere inespugnabile di farti sentire in più luoghi nello stesso tempo. Come questo scatto malinconico di Maria Cioffi che mi ha riportato nei miei sopralluoghi dei cimiteri da guerra. Una ventina d’anni fa ero di ritorno da Cassino e ne ho visitato uno.
Certo non uno di quei posti dove vai a fare una scampagnata, ma il luogo che ti fa avvistare la crudeltà della guerra, attraverso l’apparente geografia dell’anonimato riservata ai caduti. I veri eroi non hanno bisogno della notorietà. La cerchiamo noi nel folclore di alcuni nostri cimiteri civili, dove sostituiamo la semplicità di una lapide all’ostinazione di rendere pacchiana persino la caducità della morte, abbassando il capo al tornaconto per far spazio alle cappelle-bunker private.
La morte è una cosa seria. E il fiore sulla tomba di questo soldato, seppellito nel cimitero di Minturno, ci ricorda che l’eroismo si nasconde tra i petali di un fiore.
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