Per una ristretta minoranza le due giovani lombarde sono cooperanti partite per la Siria insanguinata dalla guerra civile.
Per la maggior parte Greta e Vanessa sono “le due puttanelle padane” che gliel’hanno fatta vedere pure “ai guerriglieri”; che hanno strizzato l’occhio al Jihadismo terroristico; che potevano farlo a casa loro questo “maledetto volontariato”, perché potrebbe esser costato un riscatto di 12 milioni di euro.
E chi tira le pietre a Greta e Vanessa è per lo più il popolo dei social network, che si arroga il diritto di commentare qualsiasi notizia come fosse il più autorevole cronista.
Chi è senza peccato, scagli la prima pietra, anche se vittima di fancazzismo e odioso qualunquismo. Sarebbe da dire che, con tutta la disoccupazione straripante in Italia, ritrovarci più “volontari” risulterebbe più dignitoso anziché proteggere una ciurma di parassiti, che tira le cuoia all’assistenzialismo statale o pratica assenteismo dal posto di lavoro, senza sapere neanche dove sia localizzata Damasco.
E chi tira le pietre a Greta e Vanessa è anche il politico che strumentalizza la “misteriosa faccenda” per la prossima campagna elettorale. E qualche volta – quasi fosse una beffa alla cialtroneria del Belpaese – capita pure che il J’accuse parta dalla stessa classe politica, che tempi addietro, fu trovata con le mani nella marmellata ad inserire tra i rimborsi di lavoro vacanze esotiche, carta igienica e fumetti.
Dopo aver stretto la cinghia per pagare Tarsi e Tasi, vuoi vedere che ogni abitante della Lombardia non sia così generoso da aggiungere 1,20 euro in un anno, il costo di un cappuccino, e contribuire così a saldare l’eventuale riscatto pagato per liberare Greta Ramelli e Vanessa Marzullo?
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