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Karol Wojtyla, “beato” quel polacco…

Questa foto in bianco e nero del secolo scorso ritrae un giovane polacco, aggiungerei un giovane polacco sognatore. Il sorriso sornione di Karol è tipico della gente della terra da cui veniva: la Polonia. E l’ho constatato quando ci sono stato. Una mattina gironzolavo per le stradine di Cracovia e un venditore ambulante mi raccontò: “Correva proprio come lei in questo momento, ma impiegava ore e ore per attraversare la città. Chiunque lo fermasse, lui era lì pronto ad ascoltarlo”. Era forse l’unico uomo con la tonaca capace di far sentire amico chiunque gli stesse accanto, senza distinzione di razza, religione, cultura? Torno a ripetere: i polacchi sono esattamente come lui, gente semplice e lo hanno trattato sempre allo stesso modo, anche quando Roma lo ha chiamato.
Sulla tomba dei genitori di Karol, seppelliti nel cimitero di Cracovia, non ho trovato alcun segno che rimandasse in qualche modo al passaggio di quel “figlio” a personaggio chiave della storia della seconda metà del ‘900. Ovunque mi girassi in Polonia c’era soltanto sobrietà perché i polacchi sono tutti d’un pezzo, come le donne venute a lavorare da noi trent’anni fa, in coda nei nostri uffici postali per spedire soldi ai figli lasciati laggiù.
Durante un mio lungo viaggio negli USA nell’aprile del 2005, protestanti, ebrei, musulmani, ortodossi e di qualsiasi altra religione non esitavano a fermarmi, appena capivano che fossi italiano, e a ripetermi la stessa cosa: “Non mi sembra vero che se ne sia andato. Nel suo volto si ritrovava chiunque. Beato sia”.
Il 1 maggio, per chi è credente, la Chiesa proclamerà Beato il pontefice Giovanni Paolo II. E’ il primo passo per la santificazione. Tuttavia, il giovane polacco sognatore è stato già beatificato da un pezzo dalle comunità più disparate. Prima ancora di indossare la tonaca, Karol Wojtyla è stato profugo di memoria clandestina per mano del destino che lo ha voluto artefice della storia, in cui per una volta gli ignoti e i repressi, sfigurati dagli orrori e dalla crudeltà dei regimi totalitari, sono tornati ad avere un volto, il suo. Beato sia, assieme a lui, chiunque abbia avuto, nella sofferenza delle oppressioni, quella “faccia in prestito”.

Passaparola
Rosario Pipolo

Giornalista e Communication specialist. Una Laurea in Lingue straniere con lode all'Università Federico II di Napoli e una specializzazione in Web Communication allo IED di Milano.

View Comments

  • Io non so chi lei sia nè quale sia la sua formazione o quali saino le sue idee. Mi sono imbattuta nel'articolo su Papa Wojtyla Beato. Non so se sia ironico, ma non credo. Se invece ho compreso bene, lei riconosce un valore all'uomo Wojtyla. Se è così, è uno degli articoli più interessanti che abba letto sul''argomento, migliore di alcuni pubblicati da cattolici doc ( vedi " Sussidiario net.)
    Grazie e scusi

  • Ho letto l'articolo e mi sembra chiarissimo, non è ironico ed è evidente che nell'articolo si riconosce un valore al Papa Wojtyla.....credo che sia un articolo bellissimo e che esprime perfettamente il vuoto che Papa Wojtyla ci ha lasciato con la sua morte....complimenti

  • Be' non cè che dire: è stato un grande comunicatore, ha portato delle innovazioni nel modo in cui i grandi devono approcciarsi e nel modo in cui professano la propria credenza. Proprio per questo Benedetto XVI , in un certo senso, è rimasto - e rimane tuttavia - in ombra.
    Auguro una felice giornata. Mando il link delle nostre riflessioni sull'argomento!http://vongolemerluzzi.wordpress.com/2011/05/01/beato-sia-loperaio/
    Buona lettura e a presto ;)

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