Categories: Attualità

La rivolta degli studenti “spogliarellisti”

Sono passati quaranta anni dal 1968, l’anno dei cambiamenti e delle rivolte per eccellenza. Mi sembra che nulla sia mutato da allora vista l’aria che tira in questi giorni: in tutta Italia gli studenti sono tornati ad occupare scuole e università per protestare contro l’ultima manovra del Ministro Gelmini. Quale è stata in concreto la via del dialogo al fine di evitare “mani e scazzottate”? Le urla del coro della protesta viaggiano in autonomia senza una controproposta concreta. Ho terminato l’Università dieci anni fa e, ahimè, non sono più studente da un bel pezzo. Tuttavia, il mio rammarico resta sempre lo stesso. Si fa davvero abbastanza – pur alzando la voce col megafono – per cambiare le cose? Ho lavorato diverso tempo all’università e ritrovo ancora ex colleghi che si lamentano per le misere paghe. Alcuni hanno il coraggio di andare all’estero, altri si consolano con la filosofia del “tiriamo a campare”. In giro c’è puzza di troppe contraddizioni perchè alcuni studenti – al di là delle scenette, degli spogliarelli o delle istrioniche mazzate tra bande di sinistra ed estrema destra – fanno parte del “popolo dei parcheggiatori degli atenei”.  Il Senato ha appena trasformato in legge il decreto 137 e domani i Sindacati sono pronti a scendere in piazza. “La piazza” è davvero la più grande conquista di una democrazia, ma rischia di trasformarsi in un cortile di caciaroni se non c’è continuità di proposte. A questa riforma perché non c’è una controriforma? Gli eroi del ’68 sono svaniti. Il pressapochismo dei giorni nostri servirà davvero a salvare il mondo della scuola dalla catastrofe ipotizzata?

Passaparola
Rosario Pipolo

Giornalista e Communication specialist. Una Laurea in Lingue straniere con lode all'Università Federico II di Napoli e una specializzazione in Web Communication allo IED di Milano.

View Comments

  • mi chiedo il perchè tutti gli studenti non scendano in piazza quando si tratta di difendere l'università soprattutto nei tanti concorsi pubblici spesso deviati per far contenti i tanti Baroni universitari, penso che dovrebbero stare in aula a studiare e creare cultura in un paese che ne sente sempre meno la mancanza. La piazza è un segno evidente di democrazia ma cerchiamo di protestare per quelle disgrazie tutte italiane che forse fanno comodo a parecchi.

  • non è piu' tempo di scendere in piazza!!!! ma svegliatevi!!!! ormai è solo un prestesto per distruggere cassonetti, auto, vetrine e imbrattare muri. Oltre a non fare lezione.
    ragazzi di oggi, STUDIATE!!!! e informatevi!!! secondo voi quanti di quelli che erano in piazza conoscevano veramente il perche' della manifestazione???
    e questa dovrebbe essere gente in grado di cambiare le cose?
    andiamo sempre peggio....

  • Non sono daccordo ne' con Alessandro P, ne' con Dr je kill, che hanno risposto al post.
    E' vero che abbiamo la libertà di poter scendere in piazza e manifestare per quello in cui crediamo, è un sibolo per far capire tramite i MEDIA il nostro malcontento. Per attirare attenzione. Ma questa attenzione deve poi essere ripagata con delle proposte serie. Come dice giustamente Rosario, perchè non c'è una Controriforma? Perchè i parlamentari di sinistra ed il loro simpatico "governo ombra" non si siede ad un tavolo e PARLA... anzi, di più... PROPONE. Qui pare che le uniche idee le abbia la destra. E allora cosa li paghiamo a fare tutti quegli altri deputati?

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