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Napule è… ‘e mille culure di Papa Francesco in primavera

Nella prima visita del Pontefice all’ombra del Vesuvio, Papa Francesco troverà tra la gente e le strade di Napoli la sua Buenos Aires. Bergoglio, dopo due anni di pontificato scomodo e rivoluzionario, troverà in Napoli la culla del Sudamerica rivolto al Mediterraneo, distante dalla Roma clericale di via della Conciliazione.

La stessa Piazza del Plebiscito, dove celebrerà nella mattinata del sabato che bacia la Primavera, non è da un bel pezzo sorella gemella di Piazza San Pietro. Il popolo la spodestò rendendola territorio di rivolte laiche perché “Masaniello è crisciuto, Masaniello è turnato”.
Noi napoletani sappiamo convivere con quel misto di religiosità e superstizione, tanto da essere gli unici a camminare sgranando una coroncina del Rosario e tenendo in tasca un paio di corni rossi.

Napule è… ‘e mille culure di Papa Francesco: il Pontefice accarezzerà gli scugnizzi di Scampia, il quartiere periferico stanco di essere considerato la cenerentola dell’area metropolitana, e si soffermerà sul tintinnio delle posate del pranzo con i detenuti di Poggioreale. Sarà l’occasione per ricordare le parole sante di Roncalli nel carcere di Regina Coeli: “Scrivete a casa, raccontate alle vostre madri ed alle vostre mogli che il Papa è venuto a trovarvi’”.

Napule è… ‘e mille culure di Papa Francesco: il Pontefice guarderà con sguardo severo gli alti prelati della Diocesi di Napoli, tra ombre e scheletri nell’armadio dell’ultimo ventennio da Giordano a Sepe.
In Largo Donna Regina ci vorrebbe un terremoto come a San Pietro dopo l’elezione di Bergoglio. Il trasloco di Mons. Gennaro Pascarella, equilibrio perfetto tra spiritualità e rigore, dalla Diocesi di Pozzuoli a Napoli sarebbe un segnale confortante per uscire dal tunnel.

Napule è… ‘e mille culure di Papa Francesco: il Pontefice stringerà a sé prima gli ammalati al Gesù Nuovo e poi i giovani e le famiglie, la sua gran forza, sul lungomare Caracciolo. Questo Papa, spirituale come Francesco giullare di Dio e profeta come il Nazareno che duemila anni fa cambiò il mondo, è adorato dai giovani di ogni razza, credo politico e religioso. L’incontro avverrà a pochi passi dalla Madonnina di Piedigrotta, faro nel buio della notte nella Napoli antica dei pescatori, la cui devozione si scatenò attraverso la drammaturgia popolare della Festa di Piedigrotta, tra sacralità e profanità.

Quando dal porto di Napoli Papa Francesco si alzerà in elicottero, incantandosi sul meraviglioso Golfo di Napoli, noi napoletani lo saluteremo a squarciagola con la nostra preghiera: “Chi tene ‘o mare s’accorge ‘e tutto chello che succede po’ sta luntano e te fa’ senti comme coce; chi tene ‘o mare ‘o ssaje porta ‘na croce. Chi tene ‘o mare cammina ca vocca salata; chi tene ‘o mare ‘o sape ca è fesso e cuntento; chi tene ‘o mare ‘o ssaje nun tene niente”.

Papa Francesco si ricorderà di questo 21 marzo a Napoli come la Primaverà in cui Dio tornerà a parlare napoletano.

Passaparola
Rosario Pipolo

Giornalista e Communication specialist. Una Laurea in Lingue straniere con lode all'Università Federico II di Napoli e una specializzazione in Web Communication allo IED di Milano.

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