Un atteggiamento da professionista della tv pubblica che mi ha riportato ai tempi del regime della lottizzazione Rai con le zuffe di democristiani, socialisti e comunisti. Ognuno si assuma le proprie responsabilità e quindi non voglio prendere le difese del neo sindaco della capitale. Mi scappa una riflessione dopo questa catastrofe. Nell’era da vertrina veltroniana, dove era l’amministrazione? Sotti i riflettori del Festival del Cinema o sulle passerelle delle Notti bianche (non quelle di Dostoevskij)?
Ho sentito alcuni romani e sono con il sangue agli occhi, consapevoli della caduta di stile anche della seconda époque rutelliana. Che si fa mentre lo stato d’emergenza è ancora alto? Abbiamo mandato in esilio le maggiori menti italiane che hanno ridisegnato e ristrutturato le grandi capitali europee. Da noi il rendiconto è politico e così persino architetti dallo spessore di Renzo Piano li troviamo a Berlino e non a Roma. Acqua alta sul Tevere. Si salvi chi può!
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