Mentre i social network ci vomitano addosso scenette casalinghe di finti legami, pane per i denti del voyeurismo facebookiano, due vecchie glorie del cinema e della televisione americana sanno darci una bella lezione: le amicizie vere e durature possono nascere anche sul posto di lavoro, su un set televisivo dove lo star system fagocita competizione sfrenata, peggio del veleno dei serpenti, mettendo in secondo piano i valori dell’amicizia.
Oggi si può essere ancora amici per sempre? Questo bell’andare di corsa e chissà in quale direzione non è consolante perché abbiamo smesso di guardare negli occhi l’altro.
Ci accontentiamo di scarti, di misuratori virtuali, senza volere ammettere che qualsiasi tipo di legame, un’amicizia in primis, deve seguire le orme e i passi della trasformazione, della crescita e del cambiamento di ciascuno.
Paul, attraverso la spinta di quella carrozzella, ha prestato le gambe a David ricordandogli che, se papà da piccini ci faceva salire sulle spalle per riuscire a guardare il mondo, un amico autentico ti presta volentieri “le sue gambe” per farti percorrere l’ultimo miglio.
Sì, può essere amici per sempre? Non occorrono trattati o le solite canzoni da masticare come un chewingum. Questo scatto può farci fare qualche considerazione, perché non si tratta né di un vezzo di tenerezza né di un fotogramma di Starsky e Hutch con la mano abile di uno sceneggiatore. Sono Paul e David, due amici cresciuti l’uno sulle orme dell’altro, in un arco di tempo che si chiama vita.
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