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Il mio Natale, in quella casa del Sud Italia!

Mai come quest’anno mi sono distaccato dal fastidioso tam tam natalizio, dall’affannosa corsa al consumismo che stressa le famiglie italiane. L’unico scambio di doni a cui tenevo, l’ho anticipato la scorsa settimana sotto i primi fiocchi di neve. Ero felice come un bambino perché mi hanno regalato una borsa rossa della collezione Vespa-Piaggio. Per un “vespista” incallito come me, andarse in giro con quella tracolla è uno spasso! E il Natale dov’è finito? Risucchiato dalle vetrine o dagli addobbi natalizi? Mi è tornato in mente un vecchio racconto di Dino Buzzati e mi sono sentito come il protagonista, don Valentino, alla ricerca di una briciola del Natale. Alcune settimane fa sono passato a trovare due amiche di vecchia data, Cinzia e Rosa, nella loro casetta a pochi passi da Napoli. In quel recinto domestico mi sembrava che il tempo si fosse fermato al nostro primo incontro, in quella cucina, in ogni viso di quella famiglia, travolta da un invidiabile spirito di serenità. Il papà e la mamma mi hanno fatto un cenno e siamo andati tutti ad osservare il bel presepe, allestito nel salotto.  C’erano i pastori alti come piacciono a me, una luce fioca, il rumore della cascata. Ci siamo guardati diritti negli occhi e abbiamo condiviso in silenzio quel momento. In quell’attimo di stupore ho ritrovato il Natale, quello fatto di incontri veri, dove il tempo non è tiranno, ma è complice dell’attimo intenso. Siamo capaci ancora di ritrovare a piccole dosi le cose speciali della vita?

Albero di Natale, tradizione o ossessione?

150x150-albero_natale_blogDopo l’8 dicembre a casa mia scattavano i preparativi per l’Albero di Natale. Io ero più per il presepe, mentre a mia sorella guai a chi le guastava il momento dei preparativi. Nonostante questo abete addobbato mi trasmetteva un’ansia quasi consumistica, ne ero affascianato anche io. Ogni anno aggiungevamo qualche piccolo ornamento, ma di base le palline colorate erano quelle di sempre. Mamma si preoccupava del puntale sulla cima, e papà dell’illuminazione. Quest’ultimo era un punto dolente perché non funzionavano mai con quel dannato sistema ad intermittenza. Alla fine avevamo il nostro albero natalizio e noi bambini ci incantavamo ad osservarlo. Tutti si lamentano che non ci sono soldi, eppure vedo la gente che si scanna nei centri commerciali per gli addobbi dell’albero. Nell’epoca della globalizzazione l’undicesimo comandamento recita più o meno così: “Mantieni l’albero di Natale sempre alla moda come te stesso”. Lo ha capito persino il comune di Palermo, che ha rinunciato ai nuovi uffici per le luci e l’albero di Natale nel capoluogo siculo. La spesa? 330 mila euro per l’ennesimo capriccio che costerà un occhio della testa a tutti i palermitani. Che cavolo è diventato questo abete illuminato, un raccordo con la tradizione o un’ossessione del Belpaese sprecone, che piange “apparentemente miseria” e tira calci nel sedere a chi ne ha bisogno?