Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Jobs Act, buonanotte articolo 18 e sogni d’oro Italia!

Rosario PipoloBuonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act. Ci siamo allineati all’Europa. Siamo un paese moderno e con lo sguardo al futuro perché abbiamo reso il fardello dell’articolo 18 una vecchia foto in bianco e nero.
Buonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act. Noi che siamo il Belpaese dei farabutti e degli eroi alla Schettino, noi che sappiano chiudere un occhio, anzi due fino alla cecità, se si tratta di tutelare caste o l’insidioso fancazzismo cronico, all’ombra di posti di lavoro fatti di poltrone e poltroncine assegnate.
Buonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act e siamo costretti a traslocare sui manuali di storia per restituire una fisionomia all’articolo 18, alle lotte e ai rantoli sessantottini per tutelare un diritto che, in pasto a partiti e sindacati, con il passare dei decenni si è ridotto a strumentalizzazione politica. Il lavoro non è né di Sinistra né di Destra ma è un diritto di tutti.
Buonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act perché da una parte si dà e dall’altra si riceve. E ci è toccato vedere certe sceneggiate in Senato, attuate da molti di quei politici cresciuti nello stagno dove le assunzioni facevano parte di un sistema clientelare, macchina del mammasantissima che macinava voti per il seggio elettorale.
Buonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act e siamo destinati al Pronto Soccorso per pagare le ustioni lasciate sparse dai nullafacenti, infiltrati negli apparati pubblici, che hanno fatto del badge la carta di credito della bella vita da burocrate.
Buonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act e ci tornano utili i versi di quella canzone di Enzo Jannacci che non smetteremo mai di cantare: “Quelli che votano scheda bianca per non sporcare, oh yeh; quelli che organizzano la marcia per la guerra, oh yeh; quelli che puttana miseria, oh yeh; quelli che l’ha detto il telegiornale, oh yeh; quelli che da tre anni fanno un lavoro d’equipe convinti d’essere stati assunti da un’altra ditta, oh yeh”.

Buonanotte, Italia. Habemus il Jobs Act. Sogni d’oro, oh Yeh!

Babbo Natale, quest’anno datti malato e mandaci Robin Hood!

Caro Babbo Natale,
l’inchiostro è finito per scriverti una letterina. Qui c’è poco da scherzare e neanche le lacrime scenografiche della “ministressa” – scusa gli orrori grammaticali – sono servite ad allievare il dolore: tasse, inflazione, Ici, articolo 18, tanto per cominciare. Non mi sono meravigliato quando un’alunna ha chiesto alla maestra se le avessero tassato anche il suo piccolo salvadanaio: aveva messo da parte tutti i risparmi per comprare un plaid al papà, che tutte le sante notti attraversa l’Italia su un camion lungo quanto i sogni della figlia.

Sai cosa ti dico? Datti malato e mandaci Robin Hood, l’unico giustiziere capace di togliere ai ricchi per dare ai poveri. Questo non è più tempo delle lande del Polo Nord, di slitte e renne, di alberi natalizi giganti, perchè in pochi abbiamo lo stesso desiderio di Bukowski: “un dicembre a luci spente con le persone accese”.
Preferiamo arrampicarci sugli alberi della foresta di Sherwood, per cogliere in flagrante il nostro eroe leggendario.

Sarà Robin Hood a svuotare le tasche delle lobby e delle caste ammuffite, figlie della grande abbuffata all’italiana; a far tacere chi vuole vendere la classe media per benestanti; a fermare la penna dei pallonari mediatici che fanno passare per editoriale un vecchio ritaglio riciclato da edicola; a deridere gli alti prelati che vanno a benedire i carcerati e vogliono bissare il gesto umile dell’uomo spirituale che fece tremare la cupola di San Pietro nel tempo che fu.

Sarà Robin Hood a smascherare il buonismo che dilaga su Facebook e dintorni con auguri elettronici luccicanti, frasette smielose e tag moltiplicati per trasformare catene di sconosciuti in una bella e festosa comunità. E sarà sempre il principe di Sherwood a vuotare il sacco e lapidare chi ha frainteso il significato dell’amicizia. Finalmente l’uragano spazzerà via un volta e per sempre te che “vivi per apparire”, sottomessa al protocollo della becera provincia, condannata a mummificarti di nozionismo e citazioni letterarie, perchè la tua coscienza non ha voce in capitolo. Robin Hood colpirà il tuo corpo gelido come quello di un sepolcro imbiancato e darà il giusto valore all’insignificante titolo di studio della piccola università privata: “il pezzo di carta” che serve agli sconfitti per pulirsi il culo, senza sapere che il letame è il fard di chi porta sul volto le cicatrici dell’inconsistenza della propria esistenza.

L’inchiostro è finito per scriverti una letterina, caro Babbo Natale. Ne è rimasta una punta per scarabocchiare la sagoma di un uomo e una donna, che in mezzo al deserto accolsero un bimbo raggiante. Questo non è il disegnino di una favoletta di fine d’anno, ma dello stupore della vera bellezza, di cui spesso ci priviamo.