Barzelletta all’italiana alla Fiat di Pomigliano d’Arco

L’Italia è un terreno fertile per aggiornare un barzellettiere. Ahimè, se fosse vivo Gino Bramieri ne inventerebbe una garbata da dedicare al braccio di ferro Fiat-Fiom nello stabilimento di Pomigliano D’Arco. Un altro colpo basso nella stagione grigia per la Fiat di Marchionne, che non può succhiare più finanziamenti statali: i 19 operai reintegrati da Fiom sul posto di lavoro sono compensati da Fiat con altri 19 licenziamenti. La Procura apre un’indagine e una nuova bufera si abbatte nella cittadina alla periferia di Napoli in pieno decadimento: invivibile, sporca, vittima di un piano di viabilità che la rende impraticabile, per non parlare delle strisce blu di cui è stata tappezzata ovunque.

La Pomigliano lustrata degli anni ’80 è roba di tempi andati e lo sa bene pure il sindaco della vecchia guardia socialista che strizza l’occhio alle scelte dell’imperatore Fiat. Morale della favola: Marchionne, teniamocelo buono. Meglio 19 famiglie in mezzo alla strada che rischiare di fermare una volta per tutte la produzione di Pomigliano d’Arco e seguire le sorti di Termini Imerese. Dall’altra parte della barricata, sul filone di una sceneggiutura alla Peppone e Don Camillo, c’è il parroco di frontiera don Peppino Gambardella che chiede “un equilibrio tra capitale economico ed umano”. Scusate, ma i preti non dovevano starsene buoni buoni a dare lezioncine di catechismo dagli altari? Voce fuori dal coro di una diocesi conservatrice come quella di Nola, il parroco della chiesa di San Felice non ne vuole sapere di farsi gli affari suoi e continua la battaglia al fianco delle famiglie degli operai di Pomigliano con questo slogan: “Il lavoro è un diritto di tutti. Quando manca, bisogna spartirlo in parti uguali. Questa si chiama solidarietà”.

Tornando al nostro barzellettiere. A chi spetterebbe di scivolare sulla buccia di banana per far scattare la risata convulsa come in ogni barzelletta che si rispetti? Non sempre accade che funzioni il meccanismo della risata. Questa volta si tratta solo dell’ennesimo ricatto da “riso amaro” e dei mutamenti tropicali del mercato del lavoro del Belpaese.

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