Agata, la bimba con le trecce e un piccolo batticuore
Charlie Brown aveva nel mondo magico delle sue strisce “la ragazzina dai capelli rossi”, che gli fece perdere da subito la testa. Io ho recuperato dalle sequenze dell’infanzia il mio primo batticuore. Era un pomeriggio estivo del 1976. Mio padre si fece aiutare da un collega per montare la porta blindata all’ingresso di casa. Quest’ultimo si fece accompagnare dalla figlia, una deliziosa bimba con le trecce che prese la mia palla rossa e iniziò a farla rimbalzare contro il muro. Neanche mia mamma si accorse di quanto la guardassi incantato. Agata era assorta nei suoi movimenti, mentre a me piacevano le sue lunghe trecce. Ogni tanto si voltava e mi sorrideva, invitandomi a palleggiare. A me aumentava il battito cardiaco in panne per la prima “cottarella” (i pediatri sostengono sia improbabile all’età di tre anni!) e per non fare figuracce restavo lì imbambolato (lei aveva un paio d’anni più di me). Rimase da noi tutto il pomeriggio e fece merenda con me. Poi arrivò l’ora di andar via e si dissolse come un tramonto. Lasciai la palla immobile in un angolo della casa, sperando che lei ritornasse il giorno dopo, o l’altro ancora. Niente, Agata non si fece più viva. Sperai che qualcuno sfondasse quella “maledetta porta blindata”, con la sperenza che tornasse col papà. Così come ha fatto Charlie Brown con la sua ragazza dai capelli rossi, io l’ho cercata invano e, col passar del tempo, Agata è diventata un ricordo vaporoso come un dolce fiocco di zucchero filato. La settimana scorsa ho ricevuto una telefonata inaspettata con la complicità dei miei. Era Agata, incredibile! Adesso non ha più le trecce, è cresciuta anche lei e dopo tutto non abitiamo poi così lontano. Al di là di quello che pensino gli altri, il ricordo di quella “bimba dalle lunghe trecce” mi ha fatto riafferrare l’intensità dei legami creati nell’infanzia, anche se poi durano pochi istanti. Agata è riapparsa come una dolce sorpresa da un uovo di Pasqua ed è perciò che voglio condividere con lei qualche briciola pasquale, in questi tristi giorni dopo il terremoto in Abruzzo. Sì, proprio con Agata, che forse crescendo si è tagliata su misura un manto di speranza come succede nel film Agata e la tampesta di Silvio Soldini. Ed io? Io preso da una nostalgia canaglia ho lasciato volare quel ricordo come un aquilone, con l’augurio che arrivi sul davanzale della finestra di Agata.