Firenze, che canzone triste!

firenze150Mentre il Sindaco di Firenze Leonardo Domenici si incatenava per protesta dinanzi alla redazione di Repubblica, io passeggiavo per le strade del centro del capoluogo Toscano. Lascio perdere il teatrino di Domenici e i casi di corruzione che demoralizzano il Belpaese, e mi soffermo sulla città. Premetto che mi sento fiorentino d’adozione. I miei zii abitano nella zona di Novoli e negli anni novanta ho trascorso lì lunghi periodi. Più passa il tempo e più mi convinco che i fiorentini fanno bene ad essere incazzati con le amministrazioni. Firenze continua a pavoneggiarsi sotto la campana di vetro dell’arte, preoccupandosi del turista e tirando calci in culo a chi ci vive. E’ un atteggiamento ormai cronico che priva i fiorentini di un sacrosanto diritto: la “vivibilità”. Per non parlare dei cantieri aperti (quando metteremo fine alla barzelletta del completamento della linea tranviaria per Scandicci?) e della sporcizia in troppi angoli della città. In più si mette pure Trenitalia che, per l’apertura della linea veloce, ha dirottato gli Intercity su Campo di Marte e Rifredi, ques’ultima poco sicura dopo una certa ora. Interviene la saggezza spicciola di conducente di autobus: “Li abbiamo votati e ce li teniamo”. Io colgo l’occasione al volo e replico: “Perchè l’Ataf mi fa pagare 1 euro e 20 centesimi per una corsa? Troppo caro?”. Lui fa orecchio da mercante. Mentre i turisti stranieri si fanno spellare dagli albergatori e dai ristoranti del centro, fanno bene gli italiani intelligenti ad andare all’astero in stile low cost e per un trattamento migliore. Caro Dante, chissà in quale girone dell’Inferno li metteresti questi padroni della Firenze di oggi. Ed io, viandante di passaggio, non posso che canticchiare il ritornello di una canzone del saggio Ivan Graziani: “Per questo canto una canzone triste, triste, triste, triste come lei”. Firenze, che canzone triste!