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Da Milano Pisapia fa tremare l’Italia: E pensare che c’era il pensiero…

Non è la stessa Milano stamattina. La terra ha tremato e lo scossone di Giuliano Pisapia lo ha sentito tutta l’Italietta, quella che mette sulla stessa barca benpensanti e clericali, trasformisti e papponi, cialtroni e farabutti, angeli e demoni, mercenari e valvassori. All’alba avrei bussato volentieri alla porta di Giorgio Gaber per inzuppare una brioche calda nel suo cappuccino – alla maniera provocatoria di Nanni Loy – e canticchiare assieme a quel milanese intelligente parole sagge: “E pensare che c’era il pensiero che riempiva anche nostro malgrado le teste un po’ vuote”.
E come se improvvisamente Milano fosse tornata a pensare, come se il lato umano assopito sotto la corteccia della capitale economica avesse preso il sopravvento, come se il cantico di Roberto Vecchioni in piazza Duomo sabato scorso fosse stato profezia musicale di una strada complicata da percorrere. Ora che i palazzi e gli imperi della metropoli sono costretti a far silenzio, questa Milano non può tacere più di fronte ad una multi etnicità culturale e sociale che la rende sempre più “meticcia”, nel viso e nell’anima.
Riguardando i manifesti sparsi in città con il volto di donna Letizia, ho rivisto il ghigno ingessato della Thatcher, la Lady di ferro anglosassone che un dì ha temuto di essere sbaragliata da qualche ragazzotto sbarbatello laburista della porta accanto. Certo, questo Pisapia sbarbatello non è, ma ha quell’aria scanzonata che al primo impatto lo rende poco padano.
Un boomerang, un uragano? Può darsi. E anche se si fermasse al ballottaggio, l’aspirante sindaco anti-Berluscones ha fatto tremare la terra sotto i nostri piedi. Per una volta una minoranza allargata ha gridato: Milano un pensiero ce l’ha e non è figlio del dio denaro.

Brunetta e l’assenteismo da “statale”

brunetta150Tutti si lamentano, ma poi quando si passa all’azione qualcuno grida al “terrore”. In Italia c’è aria di bizzarro proibizionismo da una parte, ma dall’altra è giusto che si prendano seri provvedimenti nei confronti dell’ingiustificato assenteismo da lavoro. Emblematico è il recente scandalo a Portici, dove sono finiti in manette 36 dipendenti del comune della città campana. Tutti puntano il dito contro il ministro Renato Brunetta e la sua rivoluzione per arginare la decadence del lavoro pubblico in Italia. Mi pare di capire che qualche dato c’è e non si può fingere di ignorarlo: a gennaio le assenze per malattia nei comuni sono calati del 30%, per non parlare delle scuole dove gli insegnanti adesso ci pensano due volte prima di fingere di “far alzare il termometro”. Anche il cambio di orario della visita fiscale ha sortito il suo effetto, anche se qui il provvedimento andrebbe rivisto con alcune eccezioni. Boomerag Brunetta insomma, alla faccia del Belpaese che cazzeggia, nel rispetto di chi un posto di lavoro non lo ha mentre i sindacati stanno a guardare. Se questo assenteismo ad oltranza fosse stato coccolato dai sindacati italiani, sarebbe un oltraggio puzzolente e “cacoso” nei confronti di chi la mattina si alza e si reca sul posto di lavoro con serietà ed impegno.