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La primavera del copyright su Internet tra rischi e pericoli

Rosario PipoloLa libertà su Internet è un valore sacrosanto ma stiamo attenti a non farla passare per libertinaggio dentro lo slogan abusivo “Musica e film gratis per tutti”. Chi fa la faccia storta alle restrizioni imposte da Agcom sulla violazione del diritto d’autore, tenga a mente questo: non si tratterebbe di una battaglia contro i portatori sani di informazione online, bensì una guerra a viso aperto ai “pirati della rete” che fanno quattrini sul lavoro di altri.

Questa ce la ricorderemo come la “Primavera del copyright su Internet”, perché da oggi 31 marzo scatta il regolamento per cui potremmo vedere oscurare il nostro sito, se usiamo materiale audio e video non autorizzato. Il manifesto si chiama www.ddaonline.it. Se portare in tribunale un pirata scoraggia per i tempi annacquati della burocrazia italiana, non dovrebbe esserlo riempire un form. La nostra segnalazione finirà davanti ad un giudice nel giro di 35 giorni? Staremo a vedere.

Hoster, uploader e pirati finiranno tutti nell’occhio del ciclone e avranno 5 giorni di tempo per correre ai ripari. A questo punto scatta il dubbio: chi stabilisce realmente il confine della violazione del diritto d’autore?
Faccio una dedica musicale in video a mia moglie per il nostro anniversario di matrimonio ed ecco il patatrac. Addio blog, au revoir sito. Regalo all’amico di infanzia una locandina taroccata del film “Ritorno al Futuro” con le nostre facce in ricordo dei bei tempi da teenager. Cosa replico all’Agicom? Mi diletto a ridoppiare una sequenza di un cartone animato in occasione del compleanno di mio figlio. Oscureranno anche il party del pargolo?

Chi fa il mio mestiere dovrà barcamenarsi tra i pericoli che corre sul blog personale e quello della testata giornalistica per cui scrive. Giornalisti e non solo sono accerchiati da una perplessità enorme. Non ha la puzza di conflitto di interessi che la posizione di “arbitro” spetti ad un’autorità amministrativa e non ad un tribunale? Il filo del buonsenso è stato già tagliato in due, soprattutto se la riduzione dei tempi di attesa di giudizio assomiglia all’anticipo della campagna elettorale.

Cinque anni con YouTube: sbarazziamoci della tv!

Una parte della televisione ha investito sotto banco su mezzi e risorse per ridurre le insidie di Internet, che portava la brutta nomea di sottrarre l’attenzione popolare per la  fruizione dei contenuti. Poi è arrivata la sorpresa impertinente, destinata ad avverarsi cinque anni fa, nel maggio del 2005,  sotto il fantomatico nome di YouTube. Adesso il tubo catodico siamo noi utenti e, quella che sembrava una bravata di tre ragazzotti californiani destinata a durare poco, è diventata la più grande piattaforma di video del pianeta.  Ci vorrebbero più di 1.500 anni per rivederli ad uno ad uno! Mentre si diffonde alla velocità della luce  il Vangelo della rete, sotto la massima  “Condividete e moltiplicatevi”, persino gli analfabeti del web esclamano con nonchalance: “Lo hai visto su YouTube?”. La popolarità non si misura più in passaggi televisivi, ma a fil di video-sharing; il giornalismo televisivo se la dà a gambe dal piccolo schermo (vedi Michele Santoro che molla la Rai e potrebbe andare in onda dal web); e persino la didattica ha avuto i suoi risvolti: il mio amico Mario ha imparato a stirare prendendo lezioni da una casalinga su YouTube e chi voleva diventare da un giorno all’altro latin lover di professione si è affidato ai nuovi rubacuori della rete.  Il nostro voyeurismo si è esteso come un muro di gomma che ci fa essere “spettatori” e “protagonisti” di questo reality globale. E noi possiamo fare a meno delle tv? Sì, perchè c’è YouTube, ma paradossalmente la televisione non può fare a meno di YouTube per far veicolare i suoi contenuti. Peccato che ci sia ancora chi si ostina a rimuoverli. La mia amica parigina Françoise mi ha chiesto il link del video dell’esibizione di Carmen Masola, la vincitrice di Italia’s got Talent. Era già stato rimosso, perchè violava il copyright o perchè in Italia barcolliamo tra le ombre del Medioevo tecnologico?