17 anni da Berluscones: Buonanotte Italia e sogni d’oro

Come farà Maurizio Crozza senza lui? A chi gliele canterà ora che il tiranno ha mollato, colui che fu eletto a furor di popolo. Mentre su i social network diluvia la gioia del dì di festa e nelle piazze aleggia il tricolore, forse l’Italia è tornata a vincere i Mondiali di calcio.

Diciassette anni di berlusconismo come saranno raccontati ai posteri nei libri di storia? Nostradamus rabbrividisce al pericolo che tra una cinquantina d’anni lo rimpiangeremo come fanno i nostalgici del Duce.
Il video che nel ’94 stordì gli italiani, incluse le casalinghe che si impasticcavano con telenovelas e talk show al femminile, gira in queste ore taroccato in rete. Sembra che appartenga a tutti gli adolescenti nati negli anni del sogno in cellofan che inneggiò alla libertà e democrazia, adempiendo invece ai protocolli della Prima Repubblica: gli stessi della grande abbuffata democristiana, che mise nel sacco i socialisti per la gioia dei comunisti.

Niente più canzoncine, manifesti giganti, sorrisi allungati, frasette costruite a tavolino. Sul web c’è chi abusa dello slogan “Buongiorno Italia”, senza sapere che omaggia la vecchia guardia della tv privata in Italia: era la versione nostrana del format televisivo Good Morning America, che consegnò il palinsesto televisivo mattutino nelle mani del Cavaliere.

Chi si convinse che le antenne di Cologno Monzese fossero la torre-simbolo contro il monopolio dell’informazione statalista in Italia, si é dovuto ricredere anni avanti: le tette e i culi di “Drive in” presagivano i festini di Palazzo Grazioli; lo strapotere degli Ewing nel serial “Dallas” profetizzavano che soldi e corruzione avrebbero allungato la stagione del potere; i nuovi telegiornali spuntati come regalo della legge Mammì annunciavano l’ascesa della dittatura mediatica; tronisti, letterine e salottini trash sarebbero state la distrazione dell’elettore medio.

Le monetine lanciate a Craxi ritornano arrugginite sul capo di Sua Maestà, mentre il popolo credulone vuole ad ogni costo il sovrano alla ghigliottina. Seconda Repubblica? Dream is over. Finito il furor di popolo e le sceneggiate che fanno passare l’euforia sociale per rivoluzione, da qualche parte campeggia il ritratto del Principe Fabrizio Salina con la massima: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. La storia del Belpaese republiccano docet, prima del Bunga-Bunga. Buonanotte Italia. Sogni d’oro.

La stampa estera: Addio, Silvio.

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