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L’extra-terrestre e i 18 anni di una principessa umana

Qui, sulla faccia della terra, mi hanno scambiato per un clown. In realtà sono un marziano. Diciotto anni fa mi convocarono e mi dissero: “Prepara la valigia. Ti hanno già fatto il biglietto per andare sulla terra, in un piccolo paesino nel sud di uno stivaletto su una sfera”. Io a dire il vero non ci stavo capendo più niente. E come erano insistenti. Volevano farmi diventare il marziano custode di una bimba appena nata. Mi chiedevo: Non c’erano gli angeli a svolgere queste mansioni? Mi risposero: “Gli angeli custodi a volte sanno essere scontati e noiosi. Chi meglio di un extra-terrestre come te può custodire Annagioia? Entrerai in quella casa travestito da animatore e ci resterai fino ai prossimi 18 anni.” E così accadde.

Il 16 marzo del 1994 mi trovai ad alloggiare nel corpo di un ragazzo ventenne. Non mi sentivo a mio agio in quella carcassa, con i capelli lunghi e un paio di occhiali tondi. Nessuno mi riconobbe. Tuttu mi scambiavano per un clown buffo che sapeva soltanto far divertire. Che strani erano gli umani: ti etichettavano tra le sbarre della prigione del vivere per apparire.

Crescendo, soltanto lei mi disse in un pomeriggio d’estate: “Tu sei diverso, non sei come gli altri”. Allora mi resi conto che mi aveva riconosciuto. Poi mi guardò fisso e aggiunse: “Alla mia festa dei 18 anni, dopo mio padre, voglio ballare un lento con te”. Non sapevo che gli umani festeggiassero la maggiore età. Man mano che volavano gli anni, notavo i suoi cambiamenti. Era diventata una donna, una principessa. Mi faceva effetto. Sul mio pianeta il corpo non ha sostanza, ha consistenza l’interiorità, perché non ci sono le sbarre delle distanze temporali e anagrafiche.

Il fatidico giorno è arrivato, è il suo diciottesimo compleanno. Oggi non posso essere alla sua festa, perchè dal mio pianeta mi hanno tirato una gran bella fregatura. Tornerò ad essere un marziano prima che lei soffi le candeline. Lascerò il mio corpo da umano per fare ritorno nella mia terra dei sognatori, lì dove non esistono ipocrisie, guerre, cattiveria, meschinità. Vorrei portarla via con me, ma non posso.

Posso solo ringraziare Annagioia, perchè i suoi 18 anni hanno dato un volto umano alla mia vita da extra-terrestre su questo strano pianeta. E in questa notte soffierò forte su una sua foto, una delle poche che ci ritrae assieme. Così voleremo nelle galassie lontane per l’eternità e diventeremo in questo 16 marzo l’extra-terrestre e la sua principessa, liberi in una danza infinita tra le stelle brillanti.

Con o senza Charlène, impariamo a riconoscere la nostra Principessa!

Continuo a credere che le principesse non siano rarità vintage, ma coloro che spuntano all’improvviso nella quotidianità del caso e dell’altrove: magari su un treno, in una domenica pomeriggio, oscurate dalla timidezza, in balia di un bel mondo interiore che prima o poi scoppierà. Questo può succedere a noi comuni mortali.
Poi ci sono quelle che scelgono di abbassare il capo dinanzi al protocollo di palazzo e preferiscono l’investitura. Charlène Wittstock, da sabato consorte di Alberto di Monaco, ci ha conquistati. Forse perché, nonostante l’abito bianco e il corteo regale, ha mantenuto lo stesso sguardo timido e denso della campionessa di nuoto, il cui destino sembrava scritto nel firmamento dello sport. Non è stato così, anche se poi finire tra reali non è detto che sia un terno a lotto. C’è lo ricorda la fiaba amara di Lady Diana Spencer o quella spezzata di Grace Kelly, sepolta da dubbi e misteri.
Il principe monegasco non è di certo uno stinco di santo e l’ipotesi “gossippara” di un terzo figlio, nato durante la relazione con Charlène, amareggia i giorni di luna di miele. Il candore della neo principessa del Principato di Monaco riesce a rendere pacchiana persino la Kate di Buckingham Palace e potrebbe spodestarla col tempo in termini di popolarità. Come si misura l’affermazione regale? In termini di “share” su i social network o di capacità di ribellarsi ai ricatti dello spietato way of life delle monarchie superstiti?
Ritornando a noi comuni mortali, dovremmo allenarci a riconoscere subito le vere principesse, quelle scalze e fuori dai castelli incantati, in questo tempo che vorrebbe farci passare per fuggiaschi precari. Consoliamoci perché, per tenerle stette a noi, non abbiamo bisogno né di troni né di corone, ma di quest’atteggiamento che ci suggerisce uno stralcio di Il Piccolo Principe, ritrovato nell’angolo di una bacheca di Facebook: “Gli uomini coltivano 5000 rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano… e tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua. Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore!”.