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Diario di viaggio: “Senza pregiudizi, così vorrei amare”

Sono arrivato nel loro studio alla periferia d Napoli in un lunedì d’estate. Sarà stata la scusa di chiedere ad una psicologa ed un’educatrice come si può fare a cancellare la sindrome per cui, nel primo giorno della settimana, sono assalito dall’ipocondria. Scherzi a parte, il motivo della mia visita era un altro. Anna Riva ed Eugenia Russo trasformano storie di vita vera in fiabe.
Lo slogan “Una fiaba per te” è una sorta di provocazione terapeutica che potrebbe aiutarci a raccontare i legami intensi che ci fanno affrontare meglio il quotidiano. Sappiamo bene che un legame è in continua trasformazione e una fiaba invece lo coglie nella sua sospensione.

Senza far passare la nostra conversazione per un’intervista, ho chiesto in modo sfrontato: “Cosa impedisce ad una fiaba di staccarsi dal ramo della sospensione e tornare ad essere una foglia di vita vera?”. Anna ed Eugenia tengono a precisare che non danno risposte attraverso i loro racconti, ma provano a guidare il lettore. Allora mi è venuto in mente il pregiudizio di chi continua ad alimentare la diceria che una fiaba sia robetta per bambini.

A questo punto ho fatto una riflessione: sono proprio i pregiudizi a privare una fiaba di tornare ad essere uno stralcio di vita vera, di quotidianità vissuta, perché sono loro che impediscono a qualsiasi legame di crescere. Il pregiudizio che chi ci sta di fronte non sarà mai capace di cambiar rotta con l’aiuto dell’altro; il pregiudizio che la diversità non sia lo stimolo dell’arricchimento reciproco; il pregiudizio che nel rapporto di coppia uno dei due debba per forza finire sul banco degli imputati.

Lasciando lo studio di Anna ed Eugenia, mi è tornata in mente una canzone di Giorgio Gaber. L’ascoltai per la prima volta nel ’94 in occasione del teatro-canzone E pensare che c’era il pensiero. Da allora non ho mai smesso di riascoltala al buio, fissando gli occhi sulla lucina rossa del mio giradischi: “Quando sarò capace d’amare mi piacerebbe un amore che non avesse alcun appuntamento col dovere; un amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso, egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso”.
In camerino con il Signor G parlai proprio di questo brano, Quando sarò capace di amare per l’appunto. E forse oggi mi lascerebbe chiudere questa meraviglia a modo mio: “Senza pregiudizi, così vorrei amare”.

Anna e Eugenia, nel Sud tra storie di vita e una fiaba per te

Nelle caldi notti d’estate, in cielo come in terra nessuno, ma proprio nessuno, riesce a riposare tranquillo. La fiaba che stiamo per raccontare parla di una stella del cielo che, in una di queste notti, per rinfrescarsi, nel mare si tuffò e l’amore incontrò.
Una notte calda d’estate L***, una stella del firmamento, guardava dall’alto il mare immenso che si dispiegava sotto di lei. Sulla sua calma superficie giocavano i delfini: sembravano divertirsi tantissimo.
<<Beati loro!>> sospirò L*** e aggiunse: <<con questo caldo, sarà bellissimo nuotare nelle acque fresche del mare illuminato dalla luna!>>. Trascorreva ore ad osservarli, le trasmettevano tanta gioia e poi erano davvero bellissimi. Quando la luna cedeva il suo posto al sole anche per la stella arrivava il momento di andare a riposare e salutare il mare.
Una notte, il caldo era diventato davvero insopportabile e L***, guardando i delfini, sospirò: <<UFFF!!>> e continuò: <<come vorrei raggiungerli!!>>.
La stella sapeva bene che quando una di loro decide di cadere giù, può rimanere lontana dal cielo solo per tre giorni. Poi dovrà ritornare nel firmamento e rimanervi per sempre o almeno fino a quando un uomo sulla terra esprimerà un desiderio che nasce dal cuore. Solo allora la stella di nuovo cadrà e per sempre laggiù resterà.
Fu così che L*** decise di tuffarsi in quel mare blu notte: lasciò il cielo, una scia di luce disegnò dietro di lei e sul dorso di un delfino si ritrovò ad ondeggiare.
<<E tu chi sei?>> le domandò il delfino quando si accorse della sua presenza.
Lei così rispose: <<Sono L***, una stella del firmamento, per il tanto caldo mi son tuffata e su di te mi son ritrovata>>.
Il delfino, allora, per rinfrescare la bella stella, incominciò a nuotare passando dalle profondità del mare alla sua superficie. L’acqua era fresca e salata proprio come la stella l’aveva sempre immaginata.
La notte passò velocemente e le prime luci del giorno incominciarono a brillare sull’acqua rendendo il delfino di un grigio splendente.
Che spettacolo era vedere, dalla superficie dell’acqua, scomparire la luna e sorgere il sole.
L*** guardava il cielo e il mare. Non erano tanto diversi l’uno dall’altro: blu, profondi e immensi. Certo l’acqua era umida ma tanto tanto fresca.
L*** all’improvviso domandò al delfino: <<Ho nuotato tutta la notte con te e non so ancora qual è il tuo nome. Scusami! Allora, come ti chiami?>>.
<<R***>> rispose lui. Per tre giorni R*** e L*** rimasero sempre insieme. Il delfino portò la stella a conoscere i tanti abitanti del mare: dai granchi alle trasparenti meduse, dai piccoli pesci alle grandi balene. I coralli, poi, erano una vera meraviglia, ce n’erano di tanti colori ma i più belli erano quelli rossi e rosa. R*** conosceva tutti i segreti del mare, tutti i luoghi più belli che si nascondevano nelle profondità delle acque. Fu così che il delfino le fece conoscere la conca dei fiori del mare: un avvallamento pieno di anemoni colorate tra cui nuotavano felici simpatici pesci pagliaccio.
Il terzo giorno arrivò veloce come un battito delle ali dei gabbiani che volavano liberi sulla superficie del mare.
<<Purtroppo non posso rimanere qui con te! Questi giorni vissuti insieme sono stati bellissimi. Ho imparato tante cose grazie a te. So che mi mancherai tanto ma … non posso! Devo ritornare lì dove sono nata>> disse L*** a R*** che aggiunse: <<Sei una stella del cielo e il firmamento è la tua casa, io sono un abitante del mare e l’acqua è il mio ambiente.
Tutti devono essere ciò che sono … mi mancherai!>>.
E così fu che L*** e R*** ritornarono ad essere divisi dalla linea dell’orizzonte che separa il cielo dal mare.
Ma da quel giorno qualcosa era cambiato dentro i cuori della stella e del delfino. L*** non era più luminosa come un tempo e guardava sempre il mare sotto di lei con la speranza di rivedere R***: ma nulla!
Dal giorno in cui si erano salutati il delfino non era più comparso sulla superficie dell’acqua.
A L*** mancava tanto R***. Avrebbe voluto rincontrarlo ma poi pensava che, anche se l’avesse rivisto, si sarebbe dovuta separare nuovamente da lui: erano troppo diversi.
Lui così grande, lei piccina piccina, lui abitante del mare, lei abitante del cielo, lui meraviglioso delfino argentato, lei splendente stella del firmamento.
<<Forse è meglio non rivedersi!>> sospirò L*** mentre questi pensieri attraversavano la sua mente.
In realtà il delfino non si era mai allontanato dalla sua stella: lei non lo vedeva ma lui, ogni notte, era lì ad osservarla appena sotto la superficie dell’acqua.
Non voleva mostrarsi per paura di far spegnere ancora di più la sua luce, per paura di farla ridiventare triste quando al mattino di ogni giorno avrebbero dovuto salutarsi.
Si erano innamorati, lo avevano capito m appartenevano a due mondi diversi e tutto sembrava impossibile. A volte, però, si fanno degli incontri capaci di dare nuovo senso.
R*** nuotava tra le profondità del mare, fuori la superficie il sole brillava caldo nel cielo turchese senza nuvole. Ad un tratto, senza rendersene conto, il delfino si ritrovò lì dove nulla cresce e nessuno abita.
Non era solito nuotare in quel luogo deserto ma la tristezza lo aveva portato lì. Nuota e nuota, all’improvviso trovò, su quell’arido fondale, un bellissimo corallo rosso.
Rimase meravigliato e, pensando ad alta voce, disse: <<Credevo fosse impossibile che qui potesse nascere una nuova vita>>.
<<A volte ciò che è impossibile diventa possibile>> aggiunse una tartaruga che, passando da quelle parti, aveva ascoltato le parole del delfino.
<<A volte la luna incontra il sole, a volte il sole illumina la pioggia, a volte tra i sassi nasce un fiore e un corallo in un territorio arido>> continuò lei.
E R*** aggiunse: <<A volte un delfino si innamora di una stella del cielo>>.
Dopo un po’ di silenzio, il delfino domandò alla tartaruga: <<Tu che sei la più saggia tra gli abitanti del mare, mi dici come l’impossibile diventa possibile>>.
La tartaruga così rispose: <<L’impossibile diventa possibile se le differenze si trasformano in risorse, i confini in spazi da riempire ma soprattutto se l’amore è più forte della paura di soffrire, se l’amore è più forte di un vento imponente!>>.
R*** sospirò, riguardò quel bellissimo corallo tutto rosso e stava per dire qualcosa alla tartaruga quando si accorse che non era più accanto a lui. Intorno non c’era più nessuno e stava diventando tutto scuro perché la notte aveva preso il posto del giorno.
<<L***!>> esclamò R***. Nuotò veloce fino a raggiungere la superficie del mare. La sua stella era lì, nel blu del firmamento. Quando L*** lo vide si illuminò mai come prima, la sua luce era abbagliante.
<<Che felicità, proprio oggi che compio gli anni vederti è il regalo più bello>> sospirò la stella e aggiunse: <<non pensavo che un delfino mi potesse mancare così tanto>>.
<<Ed io non avrei mai immaginato di essere così fortunato da innamorarmi di una stella del cielo>> continuò lui. Si sorrisero dolcemente. <<Ma come faremo, siamo lontani, diversi, i nostri mondi ci separano!>> disse L*** ritornando nuovamente triste.
<<Non importa quanto diversi siano i nostri mondi, ciò che conta è guardarsi negli occhi e riconoscersi l’uno nell’altra. Il nostro amore deve essere più forte della tristezza che proveremo quando ogni mattina il sole sorgerà>> aggiunse sicuro di sé R*** e L*** così continuò: <<Si! Il nostro amore riempirà lo spazio che ci separa rendendoci vicini di cuore>>.
R*** replicò: <<Mentre nuoterò, penserò ai tuo occhi, così mi sembrerà di averti accanto e non vedrò l’ora di poterti osservare al calar del sole>>.
E L***: <<Io vivrò nell’attesa che qualcuno sulla terra esprima il desiderio di vivere per sempre con la sua amata, allora finalmente cadrò dal cielo, nel mare ti raggiungerò e con te per sempre resterò>>*.

*Anna Riva e Eugenia Russo, ospiti del blog, sono una piscologa ed un’educatrice. Sono autrici di questa e altre intense fiabe. Vivono e lavorano alla periferia di Napoli.