La prima puntata di Vieni via con me, l’osteggiato programma televisivo di Fabio Fazio e dello scrittore di “Gomorra”, è stata una delle oasi più travolgenti ed emozionanti che la Rai abbia mai proposto. Roberto Saviano, surriscaldando i motori delle coscienze dentro la metafora della “macchina di fango”, si è servito del monologo teatrale per far sì che la riflessione della formula del Teatro-Canzone di Gaber e Luporini si rivestisse di teatro-televisione. Il giullare Benigni, svolazzando tra sussulti danteschi e filosofici, ha guardato diritto negli occhi un “boss”, ricordandogli che l’amore e una biro posso resistere ad ogni mostruosità.
Mentre il web si mette a caccia delle pillole in video della prima puntata e il successo è a furor di popolo, perché rischia di saltare lo speciale dantesco di Roberto Benigni nei giorni Natalizi? La Rai dice che non ha soldi, ma continua a strapagare quei quattro gatti della casta prediletta. Ieri sera, al concerto di Paolo Conte a Milano, ho ritrovato la canzone Via con me e Roberto Benigni, seduto in platea a pochi passa di me. Firmandomi una dedica, non si è accorto che oggi sono io a gridare : Caro Saviano, caro Benigni, vengo via con voi, perché il Belpaese fa finta di niente, si ottura il naso, pure quando c’è chi si batte affinchè la nostra tv ritrovi la genesi della sua missione sociale. Ah, dimenticavo la missone sociale è un’altra, quella di stordire col fango populista sotto l’egemonia di tette, volgarità e stupidità.
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la mia sensazione è che in questi ultimi mesi gran parte dell'Italia si stia lentamente risvegliando da uno stato di coma profondo: è frastornata, confusa, fatica a esprimersi in modo intellegibile, però pian piano si sta riappropriando dei propri muscoli, sente di nuovo il sangue che scorre nelle vene, prova emozioni e sentimenti, come ad esempio la vergogna. Non so se pecco di ottimismo, però credo che qualcosa stia finalmente cambiando nelle coscienze di questo popolo che ha ceduto al Grande Incantesimo di Re Silvio