Il confine tra un pregio e un difetto è labile e dipende dalla propria visione della vita. Dopotutto la testardaggine di Pietro nel voler trasformare il Sud come prospettiva del viaggio e dell’esistenza è il pregio più grande, robusto come la corteccia di una quercia. Ed è proprio quella corteccia che ho colto negli spunti di riflessione lasciati dalla tua analisi del mio racconto, in occasione della presentazione all’Instituto Andaluz de la Juventud di Granada e dell’emozionante lettura teatrale dell’attore Marcos Julian.
Professor Paredes, il viaggio nelle proprie radici è il punto per ritrovarsi al di là delle differenze culturali, sociali, linguistiche. Mentre disfo la valigia e mi rimetto a scrivere, tu sei in Perù, dall’altra parte del mondo. Eppure un giorno torneremo a condividere storie, quelle private mescolate a quelle visionarie sotto l’ala dell’amore per il cinema che non ci molla. Attraverseremo lentamente l’Andalusia fino alla tua amata Cordova e poi troveremo una scorciatoia per tornare a Napoli, perderci nei Quartieri Spagnoli e sbucare all’entrata della Federico II, la mia università che ti ha ospitato in diverse occasioni.
Difenderemo a denti stretti le nostre memorie reciproche e ci ricorderemo che il futuro resiste nelle “radici con le gambe lunghe”. Ci terremo alla larga dalla rabbia e dalla pietà che vorrebbero allungare la siesta di ogni Sud di questo mondo e dagli illusi cialtroni,convinti che gli umanisti possano essere rimpiazzati da venditori di fumo e affaristi girovaghi.
Il viaggio di Pietro ricomincia dall’Andalusia.
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