Categories: Sipario e tv

Le Voci dell’Anima di Jennifer e la riscoperta di Ruccello con Antonello De Rosa

Il Festival Le Voci dell’Anima continua a regalare suggestioni con lo spettacolo “Jennifer” di Antonello De Rosa, prodotto da Scena Teatro. L’opera d’esordio di Annibale Ruccello, fiore all’occhiello della nuova drammaturgia napoletana, finisce tra le mani dell’attore e regista salernitano. Con De Rosa questa ha tutta l’aria di una rivolta drammaturgica, ancora più marcata contro il salotto borghese del teatro di Eduardo De Filippo.

In principio la tana del travestito Jennifer era uno dei tanti bassi napoletani. In questa meravigliosa trasposizione, in cui trasuda attualità e antropologia, la regia di Antonello De Rosa la trasforma in un bunker, in cui i personaggi sono cullati e denudati come se fossero prigionieri in un ventre materno. Vittime e carnefici di soprusi sociali, i “travestiti” – liberati dal cliché di “‘o femminiello partenopeo” – consumano la tragedia, appesa al filo del telefono, sussurrando la stessa solitudine di La voce umana di Cocteau. Le voci che si alternano dall’altra parte della cornetta telefonica non sono altro che “i fantasmi” eduardiani, condannati ad essere rigurgito delle voci di dentro, quelle che mormorano nelle nostre maledette coscienze. Qui non si tratta di capire se siamo di fronte a uomini, donne o a donne imprigionate nel corpo di uomini. Qui occorre ammettere che siamo di fronte all’umanità, nell’asessualità che concima rabbia e dolore. I costumi dai colori accesi di Liana Mazza ci consegnano l’illusione di scivolare in un ballo in maschera.

Togliersi la maschera non spetta né ad Anna, vissuta con pathos dalla brava Francesca Pica, né a Jennifer, rinata nella compostezza attoriale di Antonio De Rosa e distante dalla trappola della macchietta. Spetta al pubblico il sacrosanto diritto di riconoscere la solitudine del nostro tempo. Lo spettacolo di De Rosa è “il cantico dei soli” nell’amara riflessione del divenire: la cornetta del telefono degli anni ’80 è la sorella gemella della lametta tagliente tenuta in mano da Jennifer del tempo della globalizzazione, rappresentazione del controverso universo dei social network e delle chat. Non ci guardiamo più negli occhi, abbassiamo lo sguardo su un touchscreen e diventiamo incapaci di amare.
Il controscena della donna in cornice – splendida presenza scenica di Simona Fredella – non fa soltanto da specchio all’universo femminile, ma da contrappunto a questo Magnificat della solitudine di De Rosa come se fosse la piccola ballerina di un carillon, che vorremmo non smettesse mai di danzare.

“Riso amaro” e riflessione verso il tragico finale, scialuppa di salvataggio per urlare che siamo soli, troppo soli. Lunghi applausi anche Milano, prima della tappa di Rimini di ottobre. Assistente alla regia è Gina Ferri e le ricerche musicali sono di Nicola Ferrentino.

Passaparola
Rosario Pipolo

Giornalista e Communication specialist. Una Laurea in Lingue straniere con lode all'Università Federico II di Napoli e una specializzazione in Web Communication allo IED di Milano.

Recent Posts

3 serie tv cult di Netflix da vedere almeno una volta nella vita

Netflix, la piattaforma americana di streaming più famosa del pianeta, ha frantumato il perimetro del…

3 mesi ago

20 anni di Facebook tra innovazione, trappole e poca vita

I 20 anni di Facebook dovevano ridursi al passaggio del vecchio "libro delle facce" delle…

3 mesi ago

Sanremo Rewind in 5 canzoni anticonformiste

IL Festival di Sanremo è sempre stato caratterizzato dalla melodia fin dalla sua età della…

4 mesi ago

Buon 2024 a piedi nudi sulla speranza

Lasciandoci alle spalle un 2023 affollato da tanti impostori, guardiamo con ottimismo all'anno nuovo senza…

5 mesi ago

No al Femminicidio. Il ricordo tenero della mia Laura per l’ultimo saluto a Giulia Cecchettin

Non bastano le dita delle mani per contare i casi di femminicidio in Italia. La…

5 mesi ago

30 anni senza Frank Zappa in oltre 120 dischi tra rock e avanguardia

Frank Zappa ce lo portò via il 4 dicembre 1993. Noi studenti universitari di allora…

5 mesi ago

This website uses cookies.