I social network sono stati al gioco, hanno preso le difese del parroco bastonato e così abbiamo avuto ancora materia di discussione “a fil di rete”. E’ arrivato l’happy end: pace fatta tra il prefetto di Napoli Andrea De Martino e il parroco di Caivano don Maurizio Particiello
Forse ha ragione Roberto Saviano a scrivere “i cafoni cambiano, i potenti no”. E quando si tratta di buone maniere, mi capita di sentire le vicende strampalate: dal funzionario pubblico, incazzato nero se lo chiamano “signore” al posto di “dottore”, al militare zeppo di medaglie, pronto a farti finire sotto processo se scambi un colonnello per un capitano.
Al di là di quanto valga un titolo in momenti istituzionali, è chiaro che il Belpaese titolato si senta più a suo agio. Fino a questo momento il governo Monti non vi ha applicato nessuna tassa. E sono convinto che se li tassassero, “i titoli blasonati”, anche nel mio Sud dove su citofoni privati e campanelli delle porte abbondano i “dott.”, “ing.”, “prof.”, “cav.”, sparirebbero da un giorno all’altro. Persino quelli fuori posto incisi sulle lapidi del camposanto.
Torniamo al Peppone e Don Camillo di Guareschi. Ci hanno dato una gran bella lezione di umilità e saggezza: riconoscere dalla personalità e dal rispetto reciproco lo spessore dei propri ruoli e non dal bigliettino da visita.
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