Possiamo pure accontentarci e spiegare ai nostri bimbi che questo è il tempo delle nuove Befane. Sono irriconoscibili durante l’anno perchè si travestono e tentano di seppellire la loro bruttezza. In questo caso neanche la fiaba di “La Bella e la Bestia”, riproposta di recente in tv con un successo di ascolti, le sottrarrebbe dal falò della vanità, dove già sono bruciate come streghe.
Le nuove Befane durano il tempo di una stagione: aprono una finanziara per rifarsi la dentiera prima di percorrere la goffa passerella; nascondono lo strabismo dell’ovvietà sotto un paio di lentine colorate; si allungano su un paio di tacchi a spillo; spettegolano stizzite su i social network, perchè sono state smascherate: l’urlo populista facebookiano ha dimostrato che fatine non sono mai state. Avevano la bachetta magica, appuntita al punto giusto, infilata nel sederino inconsistente, per avere sempre la voce impostata di chi sguazza nello chic pacchiano.
Le nuove befane sono l’ultima bestemmia alla bellezza della vita. Pertanto, se la vecchia bacucca a cui siamo tanto affezionati non arriverà stanotte, metteremo fine a questo rito pagano e spiazzeremo i nostri bambini: li prenderemo per mano e svuoteremo tutte le calze. Niente dolciumi o carbone zuccherato, perchè non è nella notte del 6 gennaio che si capisce da che parte stiano i buoni o i cattivi. Porteremo i nostri bimbi a guardare le stelle, indicando loro quella più luminosa, la stessa che guidò Gaspare, Melchiorre e Baldassarre in mezzo al deserto. Faber diceva che “dal letame può nascere un fiore”: quei tre distinti signori raccoglieranno di nuovo quel fiore, l’unica “manifestazione” che scioglie la mostruosità umana nella bellezza, infinitamente piccola: Epifania.
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