Che noia, che barba, che noia, che barba, con il solito sermone tra religione e politica che scimmiotta un quadretto del teatro dell’assurdo. Pochi silenzi per Celentano, personaggi in cerca d’autore – Pupo & Canalis in primis – e i soliti attacchi scontati. Sticazzi. Questa volta tocca a Famiglia Cristiana e Avvenire, ma non fa nessun effetto, così come tirare in ballo il profeta Gesù o il tango tra musulmani e cristiani. Religione, consulta e tattarattà.
E le canzoni? Sticazzi. Si fa a fatica al primo ascolto, spostando l’attenzione sull’interprete. Un dì era il Festival della Canzone Italiana. Si adegua ai tempi Van De Sfroos, che canta in italiano per bocca della sibilla Irene Fornaciari. Si salvi chi può dai saldi sociali di Emma, dalle coppie scoppiate D’Alessio-Bertè, dalla melodia sgonfiabile di Dolcenera e dalla solita pappa sanremese di Fabrizio Moro, affidata alla voce graffiante di Noemi. Sulla scialuppa di salvataggio ci sono Nina Zilli, Samuele Bersani e Marlene Kuntz.
E la beffa del televoto? Ci risiamo: niente buttafuori per la prima serata. Sticazzi.
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