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Vinyl Mania 2024

Sotto la puntina del giradischi

The Beatles made In USA
The Beatles made In USA

Un prezioso cofanetto con 8 vinili in mono dei Fab Four pubblicati negli USA tra il 1964 e 1965. Restaurati negli studi di Nashville, sono una chicca per i collezionisti. 1964 US Albums in Mono esce il 22 novembre.

RED 50
RED 50

50 anni da festeggiare insieme ai King Crimson per celebrare RED, uno dei loro gioielli. L'11 ottobrea aspettiamo il doppio LP impreziosito dagli Elemental Mixes di David Singleton.

Lennon Meditation
Lennon Meditation

L'album storico di John Lennon "Mind Games" viene riproposto in versione meditativa con nuovi e provocatori mix. Meditation mix, il triplo LP in uscita l'11 ottobre, farà breccia nel cuore dei fan di John?

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Perdersi per le stradine

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Ritorno dopo 25 anni...

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Ritorno nella capitale dopo 25 anni

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Virgolette

La gente mette il becco dappertutto. L'uomo non discende dalla scimmia bensì dalla gallina.

Carlos Ruiz Zafon
Carlos Ruiz Zafon Scrittore

Se vuoi piacere ai critici non suonare troppo forte, troppo piano, troppo veloce, troppo lento.

Arturo Toscanini
Arturo Toscanini Direttore d'orchestra

Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di narcisi.

Michaela DePrince
Michaela DePrince Ballerina

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Michaela, papavero per l’eternità tra noi narcisi

Michaela (DePrince all’anagrafe americana) non abbiamo sentito il tuo ultimo passo di danza perché troppo affaccendati, di corsa, mentre alla tv i Trump e le Harris duellano e se le danno di santa ragione.

Hai scampato la morte nella tua terra natale, nello scenario sanguinario della guerra civile in Sierra Leone passata inosservata persino a quelli della mia generazione con un piede di gioventù dentro gli anni ’90.

TU SPLENDI COME SIRIO

Dall’Africa occidentale agli Stati Uniti d’America presa per un capello dall’amore della tua nuova famiglia, tra rinascita e crescita, nello slancio artistico che ha fatto di te una stella luminosa della danza.
Non un’etoile, narcisa e snob come tante, bensì una stella appartata come Sirio, il cui fascio luminoso spesso passa inosservato di fronte alla bellezza dominatrice di Venere o della Luna.

CHI E’ NERO E’ DESTINATO A NON AVERE VITA FACILE

Ad Harlem hai imparato una cosa: chi è nero è destinato a non avere una vita facile. Lo ha capito persino l’America degli slogan elettorali alla “Yes, You Can” o quella nostalgica dei sermoni di Martin Luther King. Io l’ho capito con delusione nell’estate del ’92, su una panchina di Central Park, mentre nel tuo angolo d’Africa colava sangue, i guerriglieri abusavano di bambini e facevano scomparire uomini, donne, anziani. Su quella panchina mi dissero : “Ad Harlem non ci puoi andare, sei un bianco, ti fanno la pelle. Vacci con con un tour organizzato.”

PAPAVERO TRA NOI NARCISI

In una domenica americana della scorsa estate, mentre partecipavo ad una messa cantata in una chiesa imboscata di Harlem, pensavo a quelli come te vittime di sberleffi, insulti razziali. Persino “la vitiligine” sulla pelle di colore può trasformarsi nel bersaglio del guardone frustato che, sul divano di casa, con lo smartphone in mano prova a sentirsi padrone del mondo.

Perdonami, a cinquant’anni neanche io so più a chi credere. Respira leggera e danza tenendo per mano mamma Elaine, volata in cielo insieme a te. C’è una lucciola accesa in questa estate invernale. Sei stata speciale per pochi o tanti, non importa. E a noi che ti abbiamo voluto un pezzettino di bene resta il tuo bisbiglio che morde le nostre coscienze assuefatte: “Non avere mai paura di essere un papavero in un campo di narcisi.”

Alain Delon in 5 citazioni

Addio ad Alain Delon (1935-2024), il principe della bellezza al cinema, tra polemiche, faide ereditarie e fedeltà ai suoi cani: si farà seppellire insieme ai suoi amici a quattro zampe nella meravigliosa tenuta a un centinaio di chilometri da Parigi. Quale modo migliore per ricordarlo se non attraverso le sue parole?

Felicità


Ho conosciuto tutto e ricevuto tutto dalla vita, ma la vera felicità è donare.

Premi

I premi alla carriera ti fanno capire che hai un piede nella fossa.

Attore

Io non sono una star: sono un attore. Ho combattuto per anni per far dimenticare alla gente di essere un bel ragazzo con un bel viso: è una dura lotta, ma ci riuscirò.

Tempi moderni

La vita non mi dà più molto. Ho conosciuto tutto, ho visto tutto. Ma soprattutto, odio questa epoca, la rigetto.

Amore

In amore si deve osare tutto se si è innamorati.

3 serie tv cult di Netflix da vedere almeno una volta nella vita

Netflix, la piattaforma americana di streaming più famosa del pianeta, ha frantumato il perimetro del piccolo schermo tradizionale. Negli ultimi dieci anni ci ha offerto serie televisive che hanno lasciato il segno.
Non siete stati ancora in Spagna, Corea del Sud o Gran Bretagna? Prendete il telecomando, radunate un gruppo di amici per una bella maratona e buon viaggio.

LA CASA DI CARTA

Netflix e la Spagna alla riscossa con La casa di carta (2017-2021), una delle serie tv più amate che in 48 puntate ha conquistato il pubblico di mezzo mondo. Non mi dite che non avete sentito dei colpi alla Zecca di Stato e alla Banca Centrale a Madrid per opera di folli rapinatori mascherati da Dalì e capeggiati dal geniale Professore Salvador?
Gli episodi sono da mandar giù tutti d’un fiato e in una decina di giorni riuscite a farli fuori tutti, o quasi. I protagonisti, interpretati da un cast di alto livello, si portano con loro storie di vita intriganti e commoventi che filano un plot pieno di colpi di scena. Così questa ciurma di criminali, agli occhi dell’opinione pubblica, diventerà uno nuovo squadrone di “partigiani” alla ricerca della libertà lontano dalle logiche di potere e dalle contraddizioni dello Stato. La versione spagnoleggiante della nostra antifascista Bella Ciao sarà un vero hit della colonna sonora, con impliciti riferimenti agli anni bui della Spagna franchista.
La casa de papel, questo è il titolo originale, ha dato via allo spin-off Berlino (2023) del quale è disponibile già la prima stagione interpretata dal bravissimo Pedro Alonso.

SQUID GAME

Netflix vi farà preparare il bagaglio per un viaggio in Corea del Sud con Squid Game (2021), la pluripremiata e criticata serie tv. Nove episodi mozzafiato da vedere in una giornata scritti e diretti magistralmente dal sudcoreano Hwang Dong-hyuk. Con un ottimo cast asiatico, Il gioco del calamaro – questo è il titolo tradotto in italiano – ha alzato un polverone di polemiche ovunque perché colpiva il target fragile adolescenziale, istigandolo ad uccidere.
Cosa succede se c’è in palio un premio da quasi 5 milioni di dollari per partecipare a un gioco spietato dove vince chi prevarica sull’altro, ammazzando tutti gli altri concorrenti? Una fotografia contemporanea che denuncia la sfrenata competetività che sta mettendo tutti noi stupidi essere umani gli uni contro gli altri. Chi guarda la serie con il solo focus del game si perde il risvolto critico verso la società sudcoreana e i suoi fallimenti di politiche sociali tra collassi economici e inflazione sulla coda del ‘900.
Squid Game ha il merito di far tornare a galla la rinascita della cinematografia coreana tra stile e poesia a partire dagli anni ’90, da A Petal di Jang Sun-Woo al più recente Parasite di Bong Joon-ho.

BLACK MIRROR

Black Mirror (2011-2023) è tra le serie tv più longeve trasmesse da Netflix e ogni episodio è autoconclusivo. Pertanto, potete mandarli giù come mini film di poco più di un’ora nell’ordine che volete. Un viaggio in Gran Bretagna per la maggior parte delle sceneggiature che affrontano il tema dell’invasione delle nuove tecnologie e l’impatto che stanno avendo sulle nostre vite.
Black Mirror è una vera e propria sfera di cristallo perché diverse puntate sono state profetiche rispetto ai tempi con finali che ci hanno lasciato a bocca aperta.
Le prime due stagioni, arrivate in Italia tra il 2012 e 2013, sono quelle rimaste nel cuore degli appassionati: girate a budget ridotto attirano per quella fotografia grezza che, solo in apparenza, li fanno apparire come dei vecchi B-Movie. Ecco la mia playlist da “vedere assolutamente”: The National Anthem (Stagione 1), Be Right Back (Stagione 2), White Christmas (Speciale 2014), San Junipero (Stagion 3), Black Museum (Stagione 4), Striking Vipers (Stagione 5) e Joan is Awful! (Stagione 6).
In tutto questo tempo Black Mirror è cambiata molto passando dalle remote minacce dei social network a quelle più attuali dell’Intelligenza Artificiale, che può rendere l’unicità della persona umana nella frantumazione di uno, nessuno e centomila. Le riflessioni abbondano, nonostante la serie abiba perso la fragranza degli esordi, così come i dubbi su ciò che sia etico.

20 anni di Facebook tra innovazione, trappole e poca vita

I 20 anni di Facebook dovevano ridursi al passaggio del vecchio “libro delle facce” delle università americane ad uno strumento online per tenere in contatto gli studenti degli atenei d’oltreoceano. Non è stato così perché Zuckerberg e la sua brigata smanettona hanno cambiato le nostre vite, nel bene e nel male.
Cosa stavate facendo mercoledì 4 febbraio 2004? Scavate nella memoria perché quel giorno avrebbe riscritto le pagine della storia dei nuovi mezzi di comunicazione, più di quello in cui la carcassa di un televisore in bianco e nero aveva prodotto nel soggiorno dei nostri nonni nelle seconda metà del Novecento.

FACEBOOK E LA PRIMA ISCRIZIONE

20 anni di Facebook diluiti in una gelida domenica d’inverno del 2008, il 13 gennaio per l’esattezza, a casa della mia amica Valeria nel centro di Milano, a pochi passi dalle guglie del Duomo. Accesi il PC, eravamo seduti al tavolo in cucina con un gruppetto di amici. Davide, allora studente di giurisprudenza alla Statale, mi disse: “Cosa stai combinando?”.
In realtà completavo l’iscrizione a Facebook, il social network di cui mi aveva parlato la mia amica e che aveva conosciuto durante un’esperienza di vita in Australia dell’anno precedente. Gli iscritti in Italia si contavano, per la maggior parte eravamo presenti all’appello noi addetti ai lavori della comunicazione, geolocalizzati soprattuto in Lombardia.

IN PRINCIPIO NON C’ERANO I FEED

20 anni di Facebook all’alba senza feed, in lingua inglese, con i tuoi contenuti che poteva vedere soltanto l’amico facebookiano, consultando la singola timeline. La prima richiesta di amicizia di Facebook la inviai a Valeria e la seconda a Elena, collega in comune, iscritta al social network di Zuckerberg dall’estate del 2007.
Ci avrei messo almeno un paio d’anni prima di ritrovare gli ex compagni di classe e gli amici lasciati a Napoli. Nel frattempo mi divertivo ad aggiungere nel network coloro che avevano lo stesso cognome mio. Non si sa mai avessi trovato un lontano parente nell’America attraversata da vagabondo su un bus della Greyhound?


FACEBOOK TRA DOPPIA VITA E IDENTITA’ SEGRETE

20 anni di Facebook, le nostre vite sotto i riflettori e con il tempo stritolate dall’orco orwelliano del Grande Fratello. E poi tutti travolti dal vortice del cambiamento delle nostre relazioni nella vita e nel lavoro, all’ombra delle nuove tecnologie che hanno condizionato persino il modo di divertirsi o la smania di raccontarsi a tutti i costi, fingere di essere ciò che non eravamo nella vita reale, trasformare la prima puzzetta di nostro figlio in un evento mediatico per metterlo già sul seggiolone della competizione.
Perché correre il rischio di ritrovarsi come l’ultimo scemo del villaggio?
Per essere tutti surrogati di un eroe, come cantava Bowie nei versi profetici “We can be heroes just for one day“, prima che la famiglia si allargasse con le abbuffate di gallerie fotografiche su Instagram o la messaggeria di Whatsapp in coda allo sfinimento dei gruppi morbosi.

IL GOLPE INFAME DEGLI ALGORITMI

20 anni di Facebook e lo strapotere degli algoritmi che, attraverso un golpe infame, hanno messo fine alla democrazia dei social network, già prima che ci accorgessimo di cyberbullismo, fake news, odio e violenza, censure, messa alla gogna della nostra sacrosanta Privacy.
Si è dovuto ricredere chi pensava di entrare da protagonista nelle nostre vite con l’emoticon di un cuoricino o con una sfilza temporanea di like. La vita si alimenta, per fortuna, ancora fuori dai recinti dei bunker facebookiani e lontano dagli spioni. L’accesso non è consentito a tutti, proprio come quello alle nostre case, ultima spiaggia di riservatezza e intimità, al contrario di chi ha scelto di svendere vita privata e ambiente domestico in cambio di una manciata di polvere di popolarità.

FACEBOOK TRA I NUOVI SOLI E L’INVASIONE DEGLI IMBECILLI

20 anni di Facebook oggi. Ci abbiamo perso o guadagnato? Siamo onesti con noi stessi. Nelle partite di ping pong da una bacheca all’altra in cui palleggia la solitudine, echeggiano i versi saggi del Teatro-Canzone di Giorgio Gaber e Sandro Luporini: “Soli e le sole ormai sono tanti Con quell’aria un po’ da saggi, un po’ da adolescenti A volte pieni di energia, a volte tristi, fragili e depressi.”
Si consoli chi non è finito nella morsa della frustrazione collettiva senza la tentazione di strizzare l’occhio ai permalosi che ancora giocano a fare gli offesi sotto il tuono della parole dell’unico professore che ancora rimpiango, Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.”

Il bicchiere mezzo pieno c’è? Sì, ma lo capiremo meglio nei prossimi vent’anni.