Al cinema con Mine vaganti

Il titolo mi piace forse perchè mi ci ritrovo: mi sento una mina vangante. E mi piace pensare allo scompiglio che questo vagare comporta,  assalendo certi ambienti ingessati, piccolo borghesi di provincia, dove pensano di farla franca i predicatori che razzolano male. Lo ammetto: Mine vaganti, l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, non mi ha entusiasmato. Quando vedi l’ennesima pellicola dello stesso regista finisci col fare i confronti con i titoli  precedenti. Saturno contro era un’altra cosa, Le fate ignoranti meglio ancora. E’ inutile fare i “paraculi sapientoni”, ma il gay-oriented funziona oggi, in letteratura come al cinema o in tv. Ci fa sentire guariti da quei fottuti pregiudizi che consegnano alla nostra superbia il diritto usurpato di dire se sia giusto o no.  In Mine vaganti lo humor ci sta ed è pure incalzante; il cast ci sta e Ilaria Occhini, nei panni della vecchia nonna, è raggiante, Riccardo Scamarcio e Alessandro Preziosi pure ci stanno e si sono rifilati nella nuova tendenza hollywoodiana che ha trasformato sciupafemmine come Sean Penn e Colin Firth in sex simbol gay. Si fa quel che si può. Ozpetek mette troppa carne a cuocere e i soliti girotondi della macchima da presa si sono già usurati. Il film è un ottimo biglietto da visita per la città di Lecce, che fa da sfondo alla storia e non ha bisogno di “raccomandazioni” per essere scelta come meta delle nostre prossime vacanze estive.