Christiania, il mondo hippy e le piccole utopie

Nel 1971 ad occupare un’area della città di Copenaghen è un gruppo hippy, capeggiato dall’anarchico Jacob Ludvigsen. Nasce la città libera di Christiania, destinata ad ospitare fino ad oggi una delle comunità più osteggiate dal governo danese. Quando ho varcato il confine di Christiania, mi è sembrato di essere finito in un altro mondo. Erano le baracche trasformate in casa o la gente testarda ad inseguire un’utopia? Per vivere lì mi hanno spiegato che è necessaria l’approvazione di un consiglio dell’area: “Vogliono farci pagare le tasse, vogliono cacciarci. Noi non molliano”. L’affermazione di questo uomo di mezza età, mi ha riportato ad un’estate del 1981. Io ed un gruppo di bambini, sotto il sole di luglio, avevamo creato la nostra “Christiania”: gli adulti non potevano entrare, le case erano fatte con le cassette della frutta e noi vivevamo liberi tra i nostri giochi e sogni. A Paestum, una sera mi sposai con Benedetta, la mia fidanzatina di 5 anni. Una promessa di matrimonio semplice nella nostra casetta, interrotta da mia nonna che mi chiamava per andare a cena. Finita l’estate, vennero a riprendersi le cassette per la vendita della frutta. Noi protestammo. Benedetta pianse e io la rassicurai: “Un giorno tornerò, dopo aver fatto il militare, e costruiremo una nuova città per vivere felici per sempre”. Ho scampato il servizio militare e Benedetta non l’ho più rivista (Se la trovate avvisatemi!). Le utopie sono indispensanbili, piccole o grandi che siano, ma la “nostra Christiania” si è sciolta sotto il sole, l’ultimo giorno di luglio di ventisette anni fa.