Cartolina da Teano: Alla corte di Re Artù

Evviva. La logica di Marcel Proust, per cui un sapore rimanda alla memoria, può valere pure per un panino con porchetta e delicata crema di funghi. Il pane tostato, tassativamente locale, riveste il sandiwich top del Re Artù di Teano. Certo che se ti trovi tra Elvy, che mai si trasferirebbe nelle lande nebbiose del Nord Italia, e Katia, passionale varesina finita per amore nel Sud Italia, ti verrà pure in mente la riflessione di Massimo D’Azeglio: “Fatta l’Italia, dobbiamo fare gli italiani”.
Mi sembra troppo impegnativa questa massima di sabato sera, in un risto-pub, anche se la posizione lo permette. Teano è la città in cui nel 1860 Giuseppe Garibaldi incontrò Vittorio Emanuele II e, ora che si parla tanto del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, può starci pure farlo tra una birra e uno stuzzichino.
Cos’è che a distanza di tanto tempo ci fa ritrovare in qualsiasi luogo e sentirci italiani? La condivisione dei nostri sogni, ovunque e comunque, perché quelli sono gli stessi dalla cima alla punta dello stivale:  i sogni di Lazzaro e Luigi che cercano di gestire il loro locale con passione; i sogni di Giusy che vuole trasformare l’amore per la scrittura in un lavoro; i sogni degli Sha’ Dong che dalle atmosfere intime dei locali trafugano energia in attesa di palchi più grandi; i sogni farciti di umiltà dell’agronomo Cristoforo.
Sì, forse lo abbiamo capito una volta e per sempre che sono i sogni a mettere a tacere tutto, ad abbattere le infrastrutture mentali che ci dividono. E se questa volta a farmi sentire più italiano è stato un panino con la porchetta “alla corte di Re Artù”, nel cuore del mio Sud, significa che ci vuole poco per riscattare le nostre radici. E questo è un lusso che dovremmo permetterci più spesso!