Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

L’ultima estate di Leopold, prima puntata

Stranamente l’aereo era stato puntuale. Berlino non era cambiata dall’ultima volta che c’ero stato. Questa volta era diverso. Ritornavo per lavoro, dopo essere riuscito a strappare a quel taccagno del mio editore un servizio da piazzare sulla nostra rivista d’arte. Non erano neanche le nove quando il taxi mi fermò nei pressi del Volkspark Friedrichshain. Mi guardai intorno e nell’immenso parco verde c’erano solo pochi mattinieri.
La città sbadigliava ancora, ma io non mi smentivo mai. Ero in anticipo come al solito. I miei pregi si contavano sulla punta delle dita e la puntualità era uno di questi. Allungai lo sguardo fino alla fontana Märchenbrunnen e sulla terza panchina la intravidi. Aveva un vestito di raso bianco a pois, un cappello celeste che le copriva il capo e un paio d’occhiali da sole che avrebbero impedito a chiunque di riconoscerla.
Mi avvicinai, ma lei mi colse di sorpresa: “Signor Martino, un bravo giornalista italiano dovrebbe arrivare sempre qualche minuto dopo”, mi ammonì. Ed io, quasi imbarazzato, replicai: “E lei la signora Beatrice von Bernstein? Preferisco anticiparmi quando fisso un’intervista”. Mi sedetti accanto a lei che mi rassicurò: “Punti di vista. Leopold non avrebbe mai fatto così. Li ha visti i dipinti?”. “Sì – risposi – e mi hanno particolarmente colpito. E come se nell’insieme ci fosse la vita di una persona”. Restammo alcuni minuti in silenzio. Non avevo mai incontrato una donna che mi mettesse in soggezione. Tirai fuori il taccuino e la penna. Lei si lanciò in un lungo racconto e io mi smarrii nella mia scrittura. Il tempo si paralizzò. (CONTINUA)

Muro contro muro, Berlino 20 anni dopo

L'abbatimento del Muro di Berlino

Rosario PipoloIl 5 novembre gli U2 suonano gratis a Berlino per ricordare i 20 anni della caduta del Muro. Chi lo avrebbe detto il 9 novembre del 1989 che Bono e compagni, reduci allora dalla pubblicazione del loro primo album-documentario (Rattle and Hum), si sarebbero trovati a suonare anni dopo davanti alla Porta di Brandeburgo. Io mi ricordo le immagini in tv di quel giorno: un fiume di persone si spingeva lungo la Bornholmer Strasse. L’abbattimento fisico della cortina di ferro fu fiseologico, quel passaggio da Est a Ovest richiamò all’appello i misfatti della storia, e la gioia e gli abbracci tra le persone furono incontenibili.  Eppure nessuno ha saputo spiegarmi davvero cosa ci fosse dietro e davanti al Muro. L’ho capito soggiornando a Berlino, riflettendo alla Casa museo del Checkpoint Charlie, un luogo intimo per raccogliere storie, testimonianze raccapriccianti, soffermarsi sui particolari. Berlino, 20 anni dopo, ha lasciato in giro pochi brandelli di muro. In un sondaggio dei primi mesi del 2009 risulta che il 51% dei tedeschi rimpiange la cortina di ferro perchè dopotutto la massima vale ovunque: si stava meglio quando si stava peggio. Il muro del “disfattismo” sotto le vesti del rimpianto si scontra con l’altro muro religioso e ideologico, eretto in Europa tra l’89 ed oggi. La nostalgia non porta da nessuna parte, ma la spericolatezza di chi dovrebbe guidarci  è ancora più disastrosa. Vivrò questo anniversario con una punta di ironia, riguardando il bel film  di Wolfgang Becker Goodbye Lenin!.