In aula con Alessandro Lucchini
Le aule sono diventate posti noiosi e scontati. Se mettiamo piede in alcune Università pubbliche del nostro Paese, spuntano professori che hanno fatto la muffa. Nei miei anni universitari alla Federico II di Napoli ho ribadito la mia posizione: portare in aula un numero maggiore di docenti esterni per far conquistare agli studenti il contatto con le realtà aziendali. Fare questo discorso da Roma in giù equivale a sbattere la testa contro il muro! Qualche anno fa ho incrociato su una rivista il nome di Alessandro Lucchini ed ho tentato invano di contattarlo per un’intervista. Per puro caso mi sono ritrovato in aula da allievo per un corso di Business Writing. E’ stata un’esperienza costruttiva e non solo perché Lucchini è tra i nomi più autorevoli in questo settore (procuratevi i volumi “La magia della scrittura” e “Business Writing”). Estremamente versatile e multimediale, ha una capacità di coinvolgimento sorprendente e sa come prendere per la gola chiunque gli stia di fronte: quando a un partenopeo gli servi una piccola porzione di celluloide di Totò, Peppino e la malafemmena, è inevitabile che scatti la scintilla! Scivolando sulla neurolinguistica, mi sono riscoperto “visivo” e “olfattivo”. E a proposito di ricerca di odori, Lucchini mi ha restituito inconsapevolmente un ricordo perduto: ogni volta che annuso una scia di dopobarba Denim, mi metto alla ricerca di mio nonno Pasquale. Accadrà finché resterò ingabbiato nella mia memoria, finché i ricordi da Napoli mi daranno la caccia in ognu punto di Milano. Spero che questo accostamento tra una briciola di emozione e il business writing non sia sacrilego e poco adatto alla circostanza. Mi auguro che Alessandro Lucchini chiuda un occhio: è nostalgia cronica riportare a galla un puzzle degli anni della gioventù?