Paradiso di Stelle, un gelato sulla Route 66 del Sud Italia

Quella sera mi sono ritrovato con l’ultimo paio di dollari in tasca. Ero sulla Route 66 e l’autista del bus della Greyhound diretto in Arizona ci aveva concesso una breve pausa. Entrai in questo posto, afferrai un bicchierone di Coca-Cola e Louise, la ragazza di colore che mandava avanti la baracca, mi raccontò un pezzetto della sua vita. Prima di andar via mi lasciò un sacchetto con un paio di Donuts come a dire “il viaggio è lungo”. Entrando a Paradiso di Stelle, ho ritrovato la stessa atmosfera di quella sera americana. Non se ne sono accorte né Amalia e né Elisabetta, che dal 1996 gestiscono questa deliziosa gelateria-cornetteria, né Carmen, la ragazza che mi ha preparato una crêpe al cioccolato davvero intrigante. Carmen come Louise parla l’inglese fluentemente e ha detto basta alla solita aria ammuffita di provincia quando se n’è andata a vivere a Londra per cinque anni. Mentre guardavo i forni a forma di juke-box , mi sono detto: se Paradiso di Stelle fosse rimasto un franchising – sono ancora sparsi tra Rimini, Bologna e Messina – sarebbe una location anonima. Amalia ed Elisabetta le hanno dato una fisionomia e non può essere soltanto questione di gusti e ricordi. Se Marcel Proust si intromette tra un cornetto alla Nutella e un gelato al pistacchio, allora sì che sono guai. Forse guai per me: all’uscita non ho trovato la Route 66, ma il ricordo di Ada e di quella volta che l’ho vista sparire nel buio, raggiante come una stella cometa, ma nessuno se n’è mai accorto. Forse neanche io che mi nascondevo dietro Charlie Brown, aspettando che la “ragazza dai capelli rossi” capisse di che pasta fossi fatto davvero. La mia crêpe al cioccolato era finita e fuori avevo ritrovato la strada giusta per tornare a casa, casa mia. E questa volta a sparire nel buio sono stato io.