Sul tappeto: L’ultima volta che vidi Giulietta Masina

L’ultima volta che vidi Giulietta Masina fu in una scena straziante data in tv: lei in lacrime che con lo sguardo accompagnava il feretro del suo amato Federico (Fellini), compagno di scena e di vita. Con gli anni, nell’ottica di chi ha imparato a trasfigurare i sogni attraverso il cinema di Fellini, ho tentato di offuscare questa immagine, sostituendola con lo sguardo profondo di Giulietta nelle sequenze di “La Strada”. Nel personaggio di Gelsomina c’era una vitalità che usciva fuori soltanto se ti appiccicavi ai suoi occhi. Una quindicina d’anni fa, avevo messo in pausa su un primo piano il mio videoregistratore e mi ero attaccato con le guance allo schermo, sperando di leggere nella profondità dell’animo della protagonista del film. Esperimento non riuscito.
Poco tempo fa ero disteso su un tappeto. Guardavo il soffitto, mi sentivo libero. Attorno a me c’erano una serie di oggetti significativi che connotavano l’ambiente: mobili, fiori appassiti, fotografie. Erano il tappeto e la luce soffusa a non farmi sentire estraneo da quel mondo che non mi sarebbe mai appartenuto. Quando mi sono trovato guancia a guancia con un paio d’occhi mandorlati, ho ritrovato improvvisamente Giulietta Masina. Ed è stato lì che mi sono convinto: i veri incontri si fanno ad una distanza così ravvicinata da farti rapinare in un batter baleno l’ultimo fondale della persona che ti sta accanto.  Ci avete mai pensato veramente?
Provate a guardare una bella fotografia di qualcuno a cui siete particolarmente legati. Osservate la stessa persona nella quotidianità a più distanze. L’avvicinamento fisico vi restituirà più prospettive, finché non vi troverete appiccicati al suo sguardo. Non privatevi di quell’istante, perché è in quell’atto che capirete la densità del legame, che annulla il tempo o i soliti luoghi comuni che fanno del corpo l’unica strada maestra.
L’ultima volta che ho visto Giulietta Masina non è stato al cinema, con il filtro di uno schermo, colpevole di aver frenato la durata eterna dello scoprirsi reciproco. E’ stato lì su quel tappeto, nonostante i tanti passi e le aspirapolveri che ci passeranno tenteranno invano di cancellare. Cosa?  La prima volta che vidi (veramente) Giulietta Masina.