Cartolina d’estate: Salisburgo di Mozart che mai dimenticò la piccola Alice

Rosario PipoloIn un giorno d’inverno di oltre vent’anni fa una bimba italiana, in visita alla residenza di Mozart, chiese al papà: “Dov’è Mozart?”. Il papà cercò di spiegare alla piccola Alice che il famoso compositore, a cui Salisburgo aveva dato i natali, non fosse più lì. Alice non fu convinta e in parte non aveva così torto.

Questa volta FlixBus mi porta a Salisburgo, proprio per mettermi sulle orme di Amadeus. Salisburgo è per davvero la bomboniera dell’Austria perchè coglie le molteplici sfumature che ogni viaggiatore avrebbe il diritto di trovare nella sua meta.

Salisburgo sa essere sentimentale con i lucchetti “con le promesse d’amore” sul ponte Makartsteg e le atmosfere da set di Tutti insieme appassionatamente, il film di Wise che rese Julie Andrews bella salisburghese nella trasposizione cinematografica del famoso musical The Sound of Music.

Salisburgo sa essere portavoce di storia e arte nel meraviglioso quartiere del Duomo, tra il palazzo della Residenza e il museo della Cattedrale, custodi di segreti e contraddizioni dello strapotere dei principi arcivescovi.

Salisburgo sa essere ghirlanda del palato con la Sacher mangiucchiata al Sacher Cafè, mentre lo sguardo è rivolto verso i venditori ambulanti sparsi lungo il fiume, che attraversa la città il cui nome significata “Castello di sale”.

Salisburgo sa essere instancabilmente romantica quando la sera per te dipinge in cielo una luna piena e improvvisamente chic, elegante, pittoresca tra le viuzze della città antica, dove ti viene una voglia matta di perderti perché sai che ogni angolo è sempre una riscoperta.

Salisburgo sa essere vessillo medievalista tra le mura della Fortezza che guarda la città con l’occhio attento della sentinella e anche custode delle beffe della storia: osservare il pubblico in ghingheri al Festival di Salisburgo che applaude l’Ernani di Giuseppe Verdi, il cui Va’ Pensiero fece impallidire gli austriaci invasori più di due secoli fa, rivelandosi la baionetta che, senza fare né morti né feriti, fece scricchiolare il potere dello straniero. Le ferite si rimarginano, i tatuaggi della storia restano.

E Mozart dov’è finito? Aveva ragione la piccola Alice nel 1990. Dalla sua casa non se n’è mai andato, perchè la sua musica immensa nasconde dietro il brio e l’iralità la tragicità della vita. Ogni volta che un bimbo chiede “Dov’è Mozart?” è perchè sente il lontananza un suono: è quello di un enfant prodige del nostro tempo che mette per la prima volta mano su un pianoforte, da qualche parte nel mondo.

Sento anche io lo stesso suono di Alice. E’ troppo tardi per urlare a tutti che Amadeus abita ancora qui. Sono sull’autobus sul filo del tramonto. Il confine che divide l’Austria dalla Germania non è poi così lontano.