Addio a Roberto Esposito, l’ultimo disegnatore della Napoli da strada

Se fino ad una decina d’anni fa fossi passato in via Stadera a Napoli, lo avrei trovato lì. Roberto Esposito (1962-2012), l’ultimo disegnatore della Napoli da strada, era appostato in qualche angolo ad osservare il fluire del magma partenopeo. Lui non sapeva di esserlo, ma il suo pennello e la sua matita appartenevano all’ultima generazione degli artisti “abusivi” partenopei. Gli stessi che, pur non avendo un nome quotato nelle gallerie o misurato con il termometro della popolarità, avevano avuto la stessa spiritualità dei pittori anonimi che ancora oggi si appostano lungo la Senna a Parigi: la spiritualità di cogliere e raccontare con un tratto semplice, dal sapore istintivo e popolano, la realtà che li circonda. Forse perché, come amava ripetere, “Ho sempre avuto la profonda convinzione di essere sempre stato nel posto giusto, su questa scacchiera del mondo”.

Diplomatosi al Liceo artistico di Casoria nel 1979, Roberto Esposito aveva trasferito nei suoi racconti disegnati l’iconografia teatrale partenopea – adorava Nino Taranto e la verve della scrittura di Gaetano Di Maio – diluendo il volto di un Totò o un Eduardo nella presa di coscienza della città, che muta con i passi dell’anima. L’arte da strada di Roberto Esposito non apparteneva alla superbia paesana e al goffo divismo
della provincia, ma alla sobrietà anonima e spigliata della città, intinta anche nella ritualità: il profumo del ragù domenicale, la culla della famiglia, la socievolezza davanti ad una partita di pallone, la lettura costante del passato letterario che fanno di Napoli la stella polare del tempo.

Ho conosciuto Roberto lo scorso novembre, durante uno dei miei viaggi. Era un altro viaggio verso casa, prima che tornassi a fare il vagabondo con due disegni suoi. La nostra amicizia è durata poco più di centoventi giorni. Quando gli chiesi dove fossero esposte le sue opere, lui sorrise e replicò: “A Napoli, nelle botteghe, nelle pizzerie, sulle bancarelle…”. Allora capii che lui apparteneva alla scuola partenopea dei disegnatori da strada, gli unici che sanno difendere la napoletanità dal napoletanismo contraffatto. Roberto Esposito, lettore di questo blog fino alla fine dei suoi giorni, adesso sa finalmente dove “vanno a finire i palloncini”, quelli di una vecchia canzone di Renato Rascel. Non scoppiano mai, ma si posano nell’ultimo angolo del cielo, sospesi per sempre come il suo aforisma nascosto nei suoi disegni: “L’Amore è la nostra destinazione ed è la massima realizzazione che un uomo e una donna possano conseguire”.

  Drawer Roberto Esposito died at 50 last Saturday… (from rosariopipolo.com)