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Diario di viaggio: l’autenticità degli sposi in un autobus in Valle Camonica

Rosario PipoloNel giorno del matrimonio il cerimoniale vuole che gli sposi siano imprendibili e irraggiungibili. Baci e abbracci dopo il fatidico sì, pochi momenti durante la festa e poi il saluto con relativa fuga d’amore.
Capita pure che, nel giorno del proprio matrimonio, si mandi al diavolo il noiosissimo protocollo. Così gli sposini si mescolano agli invitati, diventando quasi irriconoscibili.

Anzi, la riconoscibilità da festeggiati non sta tanto nell’abito fiabesco, nella pettinatura impeccabile o nella scarpetta rubata al principe di Cenerentola ma in quella voglia matta di condividere con gli invitati ogni instante di questo giorno speciale, senza eccessi formali, senza l’ansia che il menu rientri nei canoni della grande abbuffata o negli obblighi mediocri che, il più delle volte, ci rendono prevedibili.

Perciò, il giorno dopo le nozze, non diamo così per scontato che gli sposi siano in luna di miele. Potreste ritrovarli, come è accaduto a me, in un autobus, di ritorno a casa con un gruppo ristretto di amici ed invitati. Questa scena ha qualcosa dello psichedelico del Magica Mistery Tour  dei Beatles perché, in fin dei conti, anche un viaggio come questo può essere visionario.

Visionario nel senso che indica il percorso per recuperare la massima del mio amico Piccolo Principe: “L’essenziale è invisibile agli occhi”. E su questa traiettoria si inserisce la perla di saggezza della nonna del mio amico Filippo: “L’autenticità delle persone si vede nei dettagli, nella loro spontaneità e non nei discorsi costruiti a tavolino”.

Anna e Luigi, nel viaggio che ha segnato il mio ritorno in Valcamonica, ci hanno dato una bella lezione: si può continuare ad essere sé stessi persino nel giorno del matrimonio.
Al termine di questo viaggio on the road con gli sposi – avrei voluto non finisse mai – ho sentito il riverbero della voce di Lucio Dalla che canticchiava Anna e Marco per l’occasione: “Anna avrebbe voluto morire, Luigi voleva andarsene lontano. Qualcuno li ha visti tornare, tenendosi per mano”.

Diario di viaggio: Ponte di Legno tra memoria e futuro

Rosario PipoloE’ stata un’estate piovosa e la comunità di Ponte di Legno, culla della Valcamonica, lo sa fin troppo bene. Eppure la chiusura del mese di agosto con l’emozionante raduno degli Alpini ha fatto spuntare il sole come a voler dire: l’ascolto della voce della nostra memoria collettiva ci aiuta a guardare avanti. L’incontro con i due “nonni alpini” Fedele Balossi e Giovanbattisti Agozzi, entrambi classe 1919 e scampati alla morte delle trincee della guerra, mi ha emozionato perché mi ha riportato tra i sentieri delle trincee del mio viaggio recente tra le pendici del Carso goriziano.

Dal tronco di un albero del 1914 lo scultore di Ponte di Legno Antonio Sandrino ha ricavato un meraviglioso Cristo con una corona fatta con il filo spinato delle trincee. La scultura in legno, che ho avuto il piacere di vedere ancora in fase di realizzazione, sarà collocata entro la metà di settembre nei pressi della località Vescasa. Tornando agli alpini, ti toglie il fiato il loro canto e ti commuove la preghiera sussurrata al Padreterno che miete dolore e riflessione in quel “lasciatemi piangere la mia giovinezza”.

Tuttavia, la fatica della comunità di Ponte Di Legno di custodire la memoria  – dalla Valcamonica spuntano ristagli di storia in ogni stagione dell’anno – si mescola al desiderio di stare al passo con i tempi. Lo chef Marco Bezzi dal suo covo, il ristorante San Marco, interpreta i piatti della tradizione montana con quel tocco di stile e di modernità che fanno del buon cibo un ponte tra ciò che eravamo e ciò che saremo.
Ed è proprio questa voglia di “ciò che saremo” a brillare negli occhi di Mauro e Laura della scuola di sci Ponte di Legno-Tonale o in quelli di Carla, direttrice del residence Raggio di Luce, un sorta di posto incantato. Qui l’atmosfera domestica si mescola alla voglia di benessere della piccola spa o alla magia delle pareti disegnate dell’area dedicata ai giochi e ai bimbi.

Ponte di Legno, tra l’altro tappa dell’ultimo Giro d’Italia, offre tante ispirazioni al viaggiatore. Smettiamola di essere distratti o turisti arroganti. Osserviamo la laboriosità, l’entusiasmo e la costanza della comunità abbracciata dal consorzio Adamello Ski perché, come amava ripetere Audrey Hepburn, “ci sono viaggi che si fanno con un unico bagaglio: il cuore”. Ed è proprio con questo spirito che sono tornato qui, tra le meravigliose cime della Valcamonica.