Pipolo.it

Blog e Sito di Rosario Pipolo online dal 2001

Archives Luglio 2008

Gianfranco Funari, l’ultimo show

Mi è sempre piacuto Gianfranco Funari: trasgressore incallito delle regole di dizione, sulla sponda opposta degli impettiti e buonisti conduttori televisivi; showman capace di mandare a diavolo l’imperialismo televisivo della tv pubblica e privata. Il suo look degli ultimi anni mi ricordava quello immaginario del capitano Achab, il personaggio letterario di Hemingway che osò sfidare Moby Dick. Sembra quasi un sottile gioco di parole, ma Gianfranco Funari, scomparso in punta di piedi all’età di 76 anni, ha davvero sfidato nella sua carriera televisiva  anche “la balena bianca”.Nonni, papà, mamme, casalinghe e giovani ribelli facevano zapping e incrociandolo sullo schermo si fermavano volentieri in sua compagnia. “La televisione è come la m…, bisogna farla ma non ascoltarla” è una delle massime da collezione del Funari polemico; lui che lanciava la pubblicità con la parola magica “Reclame”; lui che si era inventato il simpatico tormentone “Pronto, pronto, pronto, c’è, o non c’è, no,no,no, sì, sì, sì”; lui che ha trasformato il piccolo schermo in “una piazza popolare”. Quella piazza a volte è diventata “la nostra agorà”, così come per i Greci lo fu nella polis. Ci mancherai, Funari, e facendo zapping speriamo ancora di ritrovarti, polemico e irriverente come sempre.

Villeggiatura o vacanza da catalogo?

E’ arrivata l’estate. Il caldo afoso anticipato ci fa presagire che anche le stagioni non ne possono più dei nostri scempi ecologici ai danni di madre natura. Nell’epoca della globalizzazione, dove vige il culto della “vacanza breve di alta qualità”, si fa a gara a chi va immergersi nei mari più lontani. Adesso con Internet è ancora più semplice. Pochi clic, acquistiamo un pacchetto turistico su misura e siamo tutti felici e contenti. Atmosfera vacanziera o stress da vacanza?
Eppure c’è un termine, gettato nel dimenticatoio, che caratterizzava le nostre estati di tanti anni fa: la villeggiatura, ovvero “la permanenza a scopo di riposo e svago in località adatta”. Sfogliando il dizionario della lingua italiana, il significato di questa parola è molto chiaro. C’era una ritualità nelle partenze e negli arrivi che andava dall’affitto della casa a quello dell’equipaggiamento per l’auto con accortezza e meticolosità. Dove sono finite quelle piccole spiagge di provincia, affollate e rumorose, i nostri castelli di sabbia, le lunghe corse in riva al mare, gli sguardi sdolcinati pomeridiani degli innamorati, quelle brevi escursioni in canotto, le schizzate d’acqua salata, quei tuffi ridicoli a pochi metri da riva, i ghiaccioli sciolti al sole o i canti notturni delle cicale che accompagnavano i nostri sogni beati? Dove sono finite le voci campanulate delle nostre mamme e delle nostre nonne che ci invitavano a rincasare perché il pranzo era pronto? Tavole imbandite, profumi indimenticabili e una folla di amici e parenti. Niente albergo, niente pensione o mezza pensione, ma soltanto villeggiatura. E se fosse soltanto un capriccio nostalgico? Tuttavia, con la consapevolezza che la nostalgia di un trentacinquenne è più patetica di quella di un sessantenne, una riflessione trova sempre la sua buona giustificazione nel passato o nel presente. Buona villeggiatura, anzi pardon, buone vacanze con la speranza che le vostre non siano “da catalogo”.