Italia amore mio, da Fastweb indietro tutta!
Mi sa che la canzone sanremese di Pupo ed Emanuele Filiberto porti sfiga. Altro che “Italia amore mio”, visto che galleggiamo nel pantano. E qui mi pare che siamo bel oltre la guerriglia professata tra magistratura e classe dirigente italiana. Lo scandalo che ha coinvolto Fastweb e Telecom Italia Sparkle, tra le frodi più colossali, è l’ennesima puntata di una fiction che va avanti da mesi, con punte di ascolto per i festini con le escort, i misteri dei trans, le accuse a Bertolaso e la prescrizione del caso Mills. L’ultima puntata dedicata al riciclaggio del denaro sporco (qualcuno mi dice cosa ne sarà degli utenti e dei dipendenti Fastweb?) sembra un “fuori onda” che mi lascia l’insolito sospetto: cosa c’è dietro l’angolo. La mia generazione – secondo l’osservatorio del popcorn movie di Gabriele Muccino aspetta ancora l’ultimo bacio tra separati e famiglie allargate – è stata schiaffeggiata ai tempi da Tangentopoli ed ecco che ci risiamo. Meglio non guardarsi allo specchio perchè oggi c’è un aggravante. E’ scomparso il senso del pudore perchè si nega anche di fronte all’evidenza. E da questo punto di vista il Belpaese soffre ancora del virus democristiano. L’ipocrisia ha inzozzato lo show business tra chi si è indignato per le dichiarazioni di Morgan e chi fa finta di niente dinanzi all’inciuco del televoto. Accendo la tv e cosa vedo? Pino Insegno che vuole “insegnarmi a sognare” (che oltraggio Magalli che duetta col grande Rascel) o l’Isola dei Famosi che prova a distrami tra chiappe e figli di Rambo. Canta che ti passa, mi suggeriscono. Ci proviamo: “Sì stasera sono qui, per dire al mondo e a Dio, Italia amore mio. Io, io non mi stancherò, di dire al mondo e a Dio, Italia amore mio”. Non funziona, siamo fuori tempo, siamo stonati. Quei pochi solisti su cui potevamo contare si sono fatti fottere dalle manie di protagonismo e sono finiti nella mischia.
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