Lucio Corsi sfida all’Eurovision gli stereotipi dell’italianità di Tommy Cash e Gabry Ponte
Lucio Corsi dal podio di Sanremo 2025 è pronto per rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest di Basilea. Il vincitore Olly aveva rinunciato passando il testimone al cantautore rivelazione dell’Ariston, che ora dovrà vedersela con il protocollo ristretto della manifestazione: rinuncerà alla sua inseparabile armonica?
Dalla provinciale Maremma il menestrello toscano, con la faccia truccata a metà tra Bowie e il Dylan del Rolling Thunder Review, canterà la sua Volevo essere un duro, title track dell’omonimo album uscito lo scorso marzo.
IL CANTAUTORATO ITALIANO DUELLA CON GLI STEREOTIPI DI TOMMY CASH
Lucio Corsi, dopo il duetto con Topogigio che ha spopolato in rete, ha tutte le carte in regole per fare breccia nel cuore del pubblico dell’Eurovision e mandare di traverso all’estone Tommy Cash il suo Espresso macchiato.
Sì, perché il principino dell’hip hop ed elettronica dell’Europa baltica tirerà un colpo basso all’Italia, presentando una canzone inzuppata di luoghi comuni a danno del Belpaese:
Mi like to fly privati with twenty-four carati
Also mi casa very grandioso
Mi money numeroso, I work around the clocko
That’s why I’m sweating like a mafioso
Mischiando inglese e un italiano imbecillemente maccheronico, il rapper dell’Estonia schernisce l’Italia con l’abusato stereotipo di “pizza, mafia e mandolino”. Il Belpaese si indigna, dimenticando che Tommy Cash non è né il primo né l’ultimo.
TUTTA L’ITALIA E IL TORMENTONE DEI LUOGHI COMUNI
Non da meno è il tormentone sanremese Tutta l’Italia di Gabry Ponte che sbarca sul palco dell’Eurovision Song Contest con l’escamotage di rappresentare “lo staterello” di San Marino. Una mischia di luoghi comuni su quattro accordi che funzionano bene, facendo ballare tutti senza badare al significato del testo:
Tutta l’Italia, Tutta l’Italia, Tutta l’Italia
Il calcio lo prendono a calci
La Mole che fa degli stracci
Cucina stellata di avanzi beati
Santissimo Craxi
E così tornano a galla i fantasmi della Prima Repubblica, come se poi noi fossimo condannati ad essere soltanto corruzione, scandali da rotocalchi, fottutissima décadence. Ci teniamo stretti al ricordo orgoglioso di avere avuto un Presidente della Repubblica “partigiano” e piuttosto mastichiamo i cliché della mia generazione tra il “buongiorno Italia col caffè ristretto” di Toto Cutugno e “il bicchiere di vino e il panino” di Felicità di Albano e Romina.
A difenderci da questa balorda smania di stritolare l’Italia nello stereotipo odioso ci penserà Lucio Corsi, paladino dei cantautori emergenti senza troppi grilli per la testa: “Vivere la vita è un gioco da ragazzi Io, io volevo essere un duro Però non sono nessuno Non sono altro che Lucio” è l’encomio di tornare a essere noi stessi, vincenti nella vita, perdenti sul palco dell’Eurovision Song Contest. E anche se fosse, chissenefrega!
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