A Piccoli Passi: Perché ho sposato un’educatrice di asilo nido

Quando ho sposato un’educatrice di asilo nido sapevo che sarei tornato a sbirciare nel mondo dell’infanzia. Le piccole storie di un asilo nido comunale del milanese mi hanno accompagnato negli ultimi due anni. E se non era mia moglie a darmi corda nei racconti, ero io stesso a dargliela. E adesso chi lo dice a Gabriele e Caterina che si è conclusa l’esperienza dell’asilo nido in vista di una nuova avventura?

LUSA

Tutte le volte che il piccolo Gabriel mangiava una vocale e chiamava la sua educatrice “Lusa”, sono tornato in Albania, nei giorni di quell’incredibile viaggio on the road verso Tirana. Tengo stretta ancora tra i cimeli la statuetta della donna che in una notte cucì la bandiera dell’indipendenza albaese. La giocosità di Brayan, quando si infilava nel lettino, e i suoi occhi chiari mi hanno fatto ritrovare l’alba sul mare di Durazzo che fronteggiava l’Italia.

FRATELLANZA

La generosità del piccolo Adam e il suo continuo buttare l’occhio al fratello e sorella minore Yassin e Sofia mi hanno fatto tornare alle elementari, ai tempi in cui sbirciavo nell’aula di fronte: accanto alla porta era seduta mia sorella minore. L’infanzia è il tempo privilegiato in cui germoglia quel barlume di protettività che farà, negli anni avvenire, della fratellanza una congiuntura della vita.
E Martolina, piccola acrobata da una sala all’altra, ripeteva agli altri: “Luisa è amica mia”. A te, cara Marta, che hai rotto la barriera immaginando di prendere un caffè con la tua educatrice, dedico i versi della canzone dei Beatles Martha my Dear.

IL PICCOLO PRINCIPE E LA LUCE DELL’EST

“E pecché?”, ripeteva Manuel che senza saperlo aveva già il mantello esistenzialista del Piccolo Principe. Del resto la curiosità del piccolo per l’universo circostante lo accostava al personaggio di Saint-Exupéry così come la luce dell’Est, nello sguardo delle radici di Veronica e Emily, mi ha fatto immaginare il prossimo viaggio sulla rotta di Kiev e Chişinău, in auto con alla guida il mio amico di sempre Luca.

E MMO’ VADO GIU’

Chi mi ha riportato a casa è stata Ambra dagli occhi vispi made in Sud, con i suoi capelli arruffati e la tenera “scugnizzeria” della mia Napoli, l’allerta “‘a bufera” accompagnata dalla sua mimica da eccellenza meridionale, i suoi slang che sono anche i miei: “E mmo’ vado giù”.
Senza saperlo Ambra mi fatto ritrovare il Vomero, quel quartiere napoletano dove dai microfoni di una radio regionale è partita una fetta della mia storia, le serate al teatro Diana, l’intervista in camerino a Pupella Maggio, quella volta a passeggio in via Luca Giordano in compagnia di Gino Rivieccio, gli appuntamenti con mio cugino Massimiliano davanti allo stadio Collana, i momenti spensierati al teatro Cilea tra Giacomo (Rizzo) e Rosalia (Maggio), il caffè pomeridiano a piazza Medaglie d’Oro canticchiando Tony Tammaro e Federico Salvatore per fare dispetto ai “chiattilli”, il segno della croce dinanzi alla madonnina a piazza Immacolata per dire “Pienzace tu, Maronna mia”.

IL NONNO GUARDASTELLE

Nel disegno di Asia, che ho scelto come copertina di questo diario, ci sono i colori del suo legame speciale con il nonno che assomiglia al mio. Ci sono anche le linee che tracciano il dolore per la sua dipartita improvvisa.
Cara Asia, il mio si chiamava Pasquale e, dopo trent’anni, sento ancora la sua mano sulla spalla destra, perché i nonni sono uno dei doni più belli di Dio. Affacciati alla finestra, le stelle più luminose sono loro che da lassù continuano ad illuminarci, al tuo è stato affidato il compito di guardastelle. E come hai ricordato, attraverso i versi di Cristina Bellemo, regalate alla tua educatrice:

Eccomi, sono pronto a ripartire. Non è mica finita, sai, la strada. Adesso vado in viaggio nella vita.

A PICCOLI PASSI

Buone vacanze a voi tutti che siete una speranza sospesa tra il presente e il futuro. Difendete la vostra libertà, la vostra italianità nel rispetto delle radici, perché la diversità è un serbatoio di ricchezza.
Ho sposato un’educatrice di asilo nido perché sapevo che queste storie, le vostre, avrebbero fatto rumore nella mia anima. Non dimenticate mai l’amore donato da ciascuna educatrice e da tutto il personale, custoditelo gelosamente per sempre.

Buona vita, cari bimbi… a piccoli passi!

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