I 35 anni di Dylan Dog, la dedica di Angelo Stano e “l’incubo” della vecchiaia
Mi sono sentito come la protagonista di Misery non deve morire di Stephen King quando “sequestrai” scherzosamente Angelo Stano, disegnatore del primo numero di Dylan Dog. Dopo l’intervista a Milano nel 2003 gli chiesi un ritratto dell’Indagatore dell’Incubo più famoso della storia del fumetto. Oggi 26 settembre quel disegno con dedica, che giace come una reliquia su una parete di casa, è per me una sveglia del tempo: Dylan Dog compie 35 anni.
L’INCUBO DELLA VECCHIAIA
Scatta “l’incubo della vecchiaia” per la mia generazione? Il personaggio da letteratura a fumetti di Tiziano Sclavi, snobbato fin da “L’alba dei morti viventi” dagli intellettuali del tempo, ha seminato tra le strisce bonelliane una costellazione di profezie.
E se per noi adolescenti di allora, assidui frequentatori di edicole e fumetterie, bussa alla porta con trepidazione il timore del tempo fuggiasco, anche per chi non avesse mai preso in mano un albo di Dylan Dog, non c’è via di scampo.
INCUBI E PAURE NELL’IMMAGINARIO COLLETTIVO
La penna abile di Sclavi ci ha anticipato nelle storie, sul filo del rasoio tra fantasia e realtà, gli incubi e le paure dissipate nell’immaginario collettivo in un lungo lasso di tempo. Dylan Dog e l’inseparabile assistente Groucho sono stati uno specchio infrangibile per 35 anni, una sorta di sfera di cristallo in cui scorrere le nostre fragilità di cui prima o poi avremmo pagato il conto.
Dalle pagine benedette da un grande editore, il compianto Sergio Bonelli, è rimasto intanto il senso di sospensione – tra l’altro un punto di forza di ogni singola storia – che poi si riversa immancabilmente nelle vite di ciascuno.
Niente è definito, proprio come gli incubi di Dylan e di tutti noi.