In viaggio verso l’altro “Giorno della Memoria”
Quando sono a ridosso del 27 gennaio, mi accosto a il Giorno della Memoria tirando fuori tre ricordi dei miei viaggi in Europa: un pomeriggio al campo di concentramento di Sachsenhausen, a 35 chilometri da Berlino; un chiacchierata con un anziano ebreo nel vecchio ghetto di Varsavia; la mia discesa agli inferi ad Auschwitz. Tre momenti staccati tra loro che mi traghettano – facendomi vergognare di appartenere alla razza umana – verso il più grande genocidio del XX secolo.
Tuttavia, al di là dei riti commemorativi che affollano il 27 gennaio, mi vengono in mente altri olocausti che non risparmiano nessuno, dall’Africa all’Asia, e sono stati rimossi. Prendo spunto dall’episiodio di Ken Loach del film 11 settembre 2001, in cui uno scrittore cileno scriveva agli americani: “Oggi, 11 settembre, noi ricorderemo i vostri morti, ma voi, per favore, ricordate anche i nostri (golpe cileno dell’11 settembre 1973, ndr.)”. In questo post faccio lo stesso, ma rivolgendomi a tutta la comunità ebraica.
Oggi preghiamo per i vostri defunti, ma voi non dimenticate di commemorare le vittime di altri genocidi atroci come quello in Ruanda. Di fronte alla morte e al dolore, non c’è religione, colore della pelle o ideologia che tenga. Essere smemorati è il rimorso più grande che mai dovremmo consegnare alla storia!