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L’alluvione di Modena e la barzelletta delle “nutrie”

Rosario PipoloPer quelli come noi cresciuti ad ascoltare i Modena City Rumblers e ad incollare figurine Panini, Modena è la città che vorremmo continuare a vivere senza l’opportunismo tipico di chi è di passaggio. “Per sempre, Modena”, brindò un anziano signore in una vecchia osteria modenese in uno dei miei vagabondaggi nella città emiliana.

Se non fosse per l’occhio vigile dei social network, nessuno ci racconterebbe l’altra Modena: quella travolta dal fango di queste ore dell’alluvione di cui si sa davvero poco. Convivere con un fiume è complicato e le urla del Secchia i modenesi le conoscono bene così come i piacentini quelle del Po.

Siamo all’ennesima ripetizione. L’Italia non è un paese di “prevenzione”, non lo è mai stato e non riesce ad esserlo oggi in cui le casse degli enti locali si svuotano per “i rimborsi truccati” di qualche scellarato che collezione scontrini di carta igienica e albi a fumetti. Mentre chi ci governa è indaffarato a rimescolare le carte della legge elettorale in prossimità dell’elezioni, diamo la colpa alle “nutrie” e così la piccola tragedia si riduce ad una barzelletta. A proposito, i nostri politici sanno cosa sono le nutrie?

Ieri l’hashtag su twitter era #AllertaMeteoSAR, oggi è #AlluvioneMO. Domani a chi toccherà? Non ne possiamo più dei soliti omogeneizzati e qui non si tratta di essere ambientalisti o no. Il titolo dell’ultimo album dei Modena City Rumblers sembra quasi profetico: Niente di nuovo sul fronte occidentale!

L’orgoglio dell’Italia nel fango: Il gruppo Facebook “Emergenza Alluvione Orvieto”

Un pezzo di Italia travolta dal fango oggi, da Grossetto a Orvieto. Un altro pezzo d’Italia messa in ginocchio dal terremoto ieri, da Modena a Rovigo. Blaterale è inutile, perché dobbiamo ammetterlo una volta e per sempre: non siamo un Paese di “prevenzione”.
Non ci mettiamo nelle condizioni di esserlo e passiamo agli occhi dell’Europa dal braccino corto, che ha tentato in maniera ignobile di bloccare i fondi ai terremotati dell’Emilia, come il Belpaese dell’assistenzialismo.

Ad un anno esatto dall’alluvione che ha risucchiato Genova, siamo messi peggio di prima. Mentre c’è ancora chi piange i morti della sciagura ligure,ci chiediamo cosa faccia operativamente chi ci governa per salvaguardare l’Italia da questi disastri ambientali.
C’è solo un motivo di orgoglio che viene da un grande girotondo di solidarietà, nato nella landa dei social network: gli oltre 1500 utenti che hanno aderito al gruppo temporaneo di Facebook Emergenza Alluvione Orvieto. Per una volta la solidarietà formato “social” non si è ridotta ad un’accozzaglia di status o fotine, ma in un’azione concreta e autogestita di reclutamento di volontari, anche se temporanea.

Ci sono tantissimi giovani che hanno aderito al gruppo Facebook e si danno da fare per ripulire Orvieto dal fango. Se fossi il Presidente della Repubblica di questo Paese, li inviterei tutti al Quirinale per assegnare loro un’onorificenza. Quella che sa riconoscere agli italiani tanta umanità quando la solidarietà parte “dal basso”, senza secondi fini ed interessi. In questo momento affoghiamo in un letamaio, ma Fabrizio De André ci ricorda che “dal letame può nascere un fiore”. Il gruppo Facebook Emergenza Alluvione Orvieto è un piccolo prato fiorito. E non è virtuale.