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No al proibizionismo del Belpaese!

sesso-auto150Si sa che qualche vizio  lo abbiamo pure noi italiani. E adesso nei giorni grigi di crisi economica vogliono toglierci pure quello. Il piacere di passeggiare a Roma in piena notte, lasciarsi prendere da un languorino allo stomaco e mettersi a caccia di una cornetteria aperta. Chi di noi è disposto a rinunciare ad un cornetto caldo o ad una cremosa “bomba al cioccolato”? Io assolutamente no! Su Facebook esplode la rivolta per fermare una bizzarra delibera di Alemanno che “vieta ai laboratori artigianali di restare aperti oltre l’una di notte”. Una quindicina di anni fa ero a notte fonda nella zona di Ottaviano solo e sconsolato. Ad allontanare la tristezza fu il profumo dei cornetti che venivano fuori da una bottega della capitale. Se poi mi allungo ad Eboli, in provincia di Salerno, la situazione diventa ancora più surreale. Il divieto di “effusioni d’amore in pubblico”  ci nega il piacere di “pomiciare” in pubblico. Noi rampanti giovani del Sud eravamo più svantaggiati rispetto ai coetanei del Nord, che rimediavano un comodo monolocale. Io come tanti altri ci accontentavamo dell’auto fregata a papà: sono passato dalla 127 alla Panda, per poi essere promosso nel salotto della Tipo! Se avessi l’età giusta da “pomicione” e vivessi ad Eboli, mi sentirei la persona più sfigata del Belpaese: al verde per affittare una romantica camera vista lago, senza auto e con la “morosa” che mi guarda in cagneco. Facciamo qualcosa prima che questo spicciolo proibizionismo diventi irrimediabile dittatura!

Roma allagata, si salvi chi può!

La settimana scorsa il maltempo si è abbattuto su Roma, provocando morti e feriti. In Italia, il “Paese dei Balocchi”, succede così. Non preveniamo mai, lasciamo che le catastrofe atmosferiche accadano e poi ci concediamo il lusso di fare a scaricabarile. Mi ha innervosito l’aggressività da scena di Lucia Annunziata nei confronti del Sindaco di Roma Gianni Alemanno nella trasmissione In mezz’ora.

Un atteggiamento da professionista della tv pubblica che mi ha riportato ai tempi del regime della lottizzazione Rai con le zuffe di democristiani, socialisti e comunisti. Ognuno si assuma le proprie responsabilità e quindi non voglio prendere le difese del neo sindaco della capitale. Mi scappa una riflessione dopo questa catastrofe. Nell’era da vertrina veltroniana, dove era l’amministrazione? Sotti i riflettori del Festival del Cinema o sulle passerelle delle Notti bianche (non quelle di Dostoevskij)?

Ho sentito alcuni romani e sono con il sangue agli occhi, consapevoli della caduta di stile anche della seconda époque rutelliana. Che si fa mentre lo stato d’emergenza è ancora alto? Abbiamo mandato in esilio le maggiori menti italiane che hanno ridisegnato e ristrutturato le grandi capitali europee. Da noi il rendiconto è politico e così persino architetti dallo spessore di Renzo Piano li troviamo a Berlino e non a Roma. Acqua alta sul Tevere. Si salvi chi può!