Mina, 50 di carriera e 30 anni da “reclusa”

Da ragazzino c’era una vicenda che mi incuriosiva e mi insospettiva allo stesso tempo. Come era possibile che una grande artista musicale, nel pieno del suo successo, avesse deciso all’improvviso di non apparire più in pubblico? Questo mio legittimo interrogativo rispunta nei giorni in cui Mina festeggia 50 anni di carriera. Allora interrogavo l’oracolo in materia di casa mia, mia madre, adesso mi consolo constatando che “la tigre di Cremona”, in 30 anni di “reclusione volontaria”, abbia tirato fuori una discografia di tutto rispetto. Nonostante la crisi del mercato non abbia risparmiato neanche la signora Mazzini, io vi confesserò il mio peccato. Io adoro spassionatamente la Mina “ben stagionata”, non l’agile ugola da Belpaese in bianco e nero di “Le mille bolle blu” o “Brava”, bensì quella più cupa e graffiante di “Tu sarai la mia voce”, “Rose su rose”, “Questione di feeling” o “Il corvo”. Chi più di lei è riuscita a dare un’anima ad un canzoniere così diverso, da Lucio Battisti ad Alex Britti (alla faccia di chi pensa che Mina sia roba da vecchi!), oppure a dar retta ad emeriti sconosciuti (gli Audio 2 devono a lei parte della popolarità). Nonostante tutto, Mina resta ancora “invisibile”, e la leggenda vuole che abbia detto no a grandi come Pavarotti e Sinatra, o respinto un assegno in bianco di Silvio Berlusconi per tornare in tv. Ancora 50 di questi anni, signora Mazzini, perché per tanti lei è una malattia: “chi di Mina ferisce, di Mina patisce”.