Marco Simoncelli, tieni stretto al di là della curva l’ultimo sogno di SuperSic

Marco, stai attento alla curva. Rallenta, perché prima di arrivare dove c’è l’ultimo puntino ci sono in pista i tuoi vent’anni: lì sulla riviera romagnola, a Coriano, con la tua moto giocattolo a rincorrere i sogni, prima che diventassero ruggine.I gabbiani all’orizzonte del mare Adriatico seguivano la tua stessa traiettoria. Tra il cielo e una pista c’è però una differenza: il cielo ci rende liberi, la pista ci obbliga a seguire un maledetto percorso, che prima o poi coinciderà con il beffardo destino costruito dagli dei a nostra insaputa.

Marco, stai attento alla curva. Accelera di poco, come la volta in cui, all’età di un ragazzino delle scuole medie, ti ritrovasti campione italiano. I tuoi compagni marinavano la scuola e facevano merenda sui gradini della chiesa, e tu eri lì che ti allenavi. C’eri solo tu e il manubrio; il vento che ti accarezzava il corpo come la sensualità della donna che abitò il tuo cuore; i capelli imprigionati nel casco. Cosa vedevi dinanzi a te? Il sorriso sornione di mamma nel retrobottega della gelateria o lo sguardo fiero di papà, di corsa sulla sfrenata scia della passione per le due ruote?

Marco, stai attento alla curva. Fermati e grida in alto che tu fai il pilota. Butta via il casco. Non ti serve più. Spalanca gli occhi perché l’udito non sentirà più il vocio miserevole di quest’umanità. La polvere di stelle seppellisce l’ultimo sogno e lo imprigiona in un circuito. In mano te n’è rimasto un pezzettino. Tienilo stretto, portalo con te, dopo l’ultima curva infame che renderà invisibile il nostro Simoncelli SuperSic.

Muore Simoncelli

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