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Dov’è finita la Giannitrapani? Una certa Nathalie…

Qualche ora prima aveva bucato lo schermo dal palco di X Factor. Dopo l’incoronazione, è scomparsa. Dov’è finita la Giannitrapani? Chi? Quella ragazza minuta di Roma, deliziosamente timida che, appena si siede al piano e ti canta “In punta di piedi”, ti incanta ovunque si trovi. E adesso pure su iTunes è riuscita a fare il botto. Niente personaggi joker alla maniera di Nevruz, niente melodici – belle voci badiamo bene – alla maniera di Davide, ma solo Giannitrapani.
A pochi metri dagli Est End Studios di via Mecenate a Milano, c’era un capannone trasformato per l’occasione in un locale temporary. Festa modaiola? Per niente. Un via vai di persone, addetti ai lavori e non, per festeggiare in bellezza il successo X Factor. Peccato che la Rai la pensi diversamente: poco share nell’ultima puntata e tagliamo pure l’unico ponte che lega i giovani alla musica in tv.
Sono al bar in compagnia del mio Campari e chi mi trovo a fianco? La Giannitrapani che sorseggia un drink. E’ lì sorridente, come se non le fosse accaduto niente, come se su quel contratto discografico dal valore di 300 mila euro non ci fosse il suo nome. Io come al solito sono sfacciato: “Lo sai che ci hai fatto trepidare? Altro che festa stasera, se il televoto ci avesse giocato un brutto scherzo! Nella vita non si finisce mai di lottare. Adesso ci sono i discografici…”. E’ una riflessione, mica un modo come un altro per attaccare bottone con la Giannitrapani! Poco professionale. E poi è fidanzata, lo sanno tutti. Finiamola con queste stupide insinuazioni. Lei mi sorride e facciamo un brindisi sul mio bisbiglio: “Hai tirato fuori gli artigli per cantare il tuo inedito, adesso fallo per riempire il tuo primo disco”.
Poi si mischia tra gli amici e io torno a girovagare. Mannaggia, che figuraccia! Da quando ho iniziato a scrivere questo stralcio di diario da nottambulo, neanche una volta l’ho chiamata per nome: semplicemente Nathalie.

X Factor, Nevruz e la buffonata del Televoto

Dolcetto o scherzetto? Halloween è passato, ma il televoto ha fatto il suo.Sul palco di X Factor doveva restare “il dolcetto” Ruggero o dovevamo sorbirci uno “scherzetto” di pessimo gusto, quello di dare una spintarella a Nevruz? Il televoto misterioso, che ha messo Valerio Scanu negli annali del Festival di Sanremo, adesso continua ad alzare un polverone di polemiche. E’ vero che il vivace Ruggero aveva bisogno di un biberon e io stesso lo immaginavo come valletto canterino del babysitteraggio della Clerici, ma questa volta non avrei buttato giù dalla torre quel “simpatico mocciosetto”.
Sabato sera Nevruz ha dato il peggio di sè, come interprete e come personaggio, diventanto lo zimbello della piazza del “Sabato del villaggio”. Ha fatto stizzire persino Lorella Cuccarini, severa e precisa nelle sue indicazioni. I film che piacciono a Nevruz “sono quelli che mi piacciono”. E così il burlone Facchinetti junior smaschera il personaggio che ha la presunzione di sapere, ma forse non ha capito che sono guai a lasciare il banco di scuola.
Il coach Elio, malato ossessionato di Nevruzismo,continua a difendere un cantante che non sta più in cielo nè in terra e ci fa rimpiangere la vena polemico-costruttiva del giudice epurato Morgan. Enrico Ruggeri, ha segnato la discografia italiana con alcuni pezzi intensi e memorabili, ma oggi rischia di essere ricordato come “il peggior giudice'”della storia di un talent-show. Si è lavato le mani ed ha lasciato che quella buffonata del Tilt, mascherata dal giudizio popolare del Televoto, avvicini Nevruz sempre più al trono di X Factor. E se così fosse, sull’onda del falsario entusiasmo nazional-popolare, si nasconderebbero le contraddizioni del Belpaese di oggi. Il trucco che si è sciolto sul viso di Nevruz sabato sera è il richiamo sintomatico di questa Italia decadente, dalla politica alla cultura, perchè non abbiamo ancora capito da che parte stare, proprio come il giudice Enrico Ruggeri.

X Factor, Nevruz non mi impressiona

Circolano i primi rumor sul vincitore di X Factor. E se fosse proprio Nevruz? L’eccentrico rocker di Caserta è il regalo che Elio ha fatto al talent show di Raidue e guai a chi glielo tocca. Almeno che io da arteriosclerotico non abbia sbagliato a twittare, il giudice Elio ha dichiarato: “Nevruz vive, non lascia vivere”.
A me non è piaciuta l’ultima esibizione di Nevruz. Voglio essere franco. Mi sembrava di vedere Capossela e ascoltare un’imitazione vocale di Domenico Modugno. Il ricatto  dell’industria discografica dell’ultimo decennio lo conosciamo tutti: il personaggio al di sopra dell’interprete perché tanto i tecnicismi lasciano il tempo che trovano. Mi tornano due ricordi di fine anni ’70, forse banali, che contribuirono a staccarmi dal repertorio infantile dello Zecchino d’Oro. Da una parte i travestimenti eccentrici di Renato Zero, dall’altra Anna Oxa a Sanremo. Il maschiaccio che si agitava all’Ariston, intonando un’Emozione da Poco, era stato costruito a tavolino per filo e per segno, ma in compenso aveva una voce che, col tempo, ha permesso alla Oxa di trasformarsi da personaggio in interprete.
Non so se Nevruz sia il capriccio di una stagione, ma gli oltre 16 mila fan su Facebook faranno davvero di tutto per convincerci che il loro beniamino ha il fattore X? Preferisco restare fuori dal coro, beffeggiato dai prevedibili attacchi. A me Nevruz non fa impressione artisticamente, nonostante lui fuori dal palco sia un sognatore ipersensibile. Una canzone si ascolta, non si guarda. E forse sbaglia chi vuole convincerci del contrario.

Stefano di X Factor: “Le parole non contano, ma conta la musica!”

Qualche volta succede che “le parole non contano, ma conta la musica”. E’ una rarità che accada sotto i riflettori di un realty show. Le parole pronunciate da un balbuziente sono come pagine di un quaderno, strappate da suoni prolungati e riscritte da una ciurma di ripetizioni involontarie. Per diamine, lo avremmo avuto almeno una volta nella vita un amichetto affetto da questa “malattia della parola”! Vederlo lì in un angolo, emarginato dalla prepotenza degli altri compagni di giochi, ci stritolava il cuore.
La musica ha riscattato la parola e così l’esibizione di Stefano Filipponi nella seconda puntata di X Factor è stata una delle cose più emozionanti che la tv generalista ci abbia regalato negli ultimi tempi. Nell’interpretazione della dolcissima Quanto t’ho amato di Roberto Benigni, l’aspirante cantante di Macerata ha dimostrato che l’emotività può rimbalzare sui tecnicismi, mettendo a tacere chi come noi fa il difficile e l’arrogante mestiere di valutare un interprete o una canzone. Ha fatto bene il giudice Ruggeri a non pronunciarsi sulle imperfezioni, perché ogni commento sarebbe stato fuori luogo o sindacabile.
Stefano è riuscito a rincollare i pezzi di quel quaderno strappato in un canto che si è innalzato a “cantico”, con il supporto di un sobrio istrionismo che apparteneva ai grandi artisti circensi e da strada, e non di certo a questo equipaggio di buffoni che affolla il piccolo schermo nell’epoca del digitale terrestre. Quanto t’ho amato è una delle dichiarazioni più sincere da donare alla propria donna. Quel cantico non ha libertato Stefano Filipponi dalle sue balbuzie, ma noi, prigionieri di un paroliere che non sa più comunicare emozioni, perchè sottomesso alle dure leggi di un nuovo linguaggio: quello che ha fatto naufragare la semantica dell’anima dietro il rebus dell’apparire a qualunque costo.

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