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Valtur, 50 turisti con il “cagotto”!

Valtur

Rosario Pipolo“Pesce andato a male” dopo un pranzo d’agosto (secondo qualche indiscrezione) e così 50 turisti finiscono vittime della dissenteria. E’ successo nel Villaggio Valtur di Isola Capo Rizzuto, in provincia di Crotone. E pensare che ho trascorso un paio d’ore in quel villaggio con i miei genitori una ventina di anni fa: sembrava “un mondo perfetto”, un luna park del turista. Non è tutto oro quel che luccica e con quei prezzi da capogiro poi. Una bella batosta per uno dei marchi del turismo d’èlite. Dal sito dell’Ansa si legge l’intervento dell’avvocato Cristina Amadori: “Molte persone hanno dovuto ricorrere alle cure dell’infermeria del villaggio. La situazione e’ molto critica ed e’ scandaloso che possano accadere fatti del genere. I casi di dissenteria potrebbero essere collegati all’ingestione di alimenti consumati nel villaggio, dove abbiamo constatato anche problemi di carattere igienico e carenza di personale”. E poi ci lamentiamo che in questa stagione il turismo in Italia è calato. Pensate alla foto da catalogo Valtur con tutti quei volti sorridenti, adesso da “poveri cristi” attaccati tutto il tempo al wc, e con il portafoglio svuotato dal salasso della permanenza extra-large. A questo punto meglio la cucina della “zia Maria” nel piccolo campeggio con i bungalow, semplice e senza pretese, nel segno di una vacanza senza “il cagotto” da fine estate!

Ma quale privacy?

Siamo asfissiati dalla salvaguardia della privacy: nella quotidianità ci ricordano che dobbiamo rispettare le norme.E il cittadino chi lo tutela? Eppure continuiamo ad essere spiati da telecamere in strada, mentre sul web succede il finimondo. L’Agenzia delle Entrate si è permessa di spiattellare in rete i redditi degli italiani, mentre gli sciaccalli di Internet ne hanno subito approfittato. Il quotidiano Il Messaggero ci informa che alcuni giorni fa “un dipendente di un comune della Toscana è stato iscritto nella lista degli indagati per aver venduto on line al prezzo di 20 euro una copia della dichiarazione dei redditi del 2005”. E gli italiani? Una parte ha già dimenticato, un’altra si è affidata alle associazioni dei consumatori per chiedere i danni. E i Vip? Qualcuno ha fatto la faccia storta per la delusione innescata. Pensate al popolo dei “grilli parlanti”,dopo aver scoperto che Beppe Grillo guadagna più di quattro milioni di euro all’anno. Niente paura: i fedelissimi hanno trovato l’escamotage per difendere il profeta dei blog!

Munnezza e pregiudizio

I pregiudizi ci danno alla testa qualche volta. Sono appena tornato da Zagabria e mi sono trovato di fronte una città meravigliosa (il racconto mediatico è rimasto fermo alle ultime bombe del ’95): pulita e piena di verde, con certe aiuole fiorite da far morire di invidia le nostre città. Poi arrivo a Venezia, raccontata dai media come perla del nostro Stivale, e scovo sporcizia ovunque, per non parlare di sacchetti di immondizia sparsi qui e lì. Scusate, ma questa non è “munnezza” o quella di Napoli era qualcosa di diverso? E’ vero che il capoluogo partenopeo è stato sepolto da montagne di spazzatura (mea culpa, mea culpa, mia grandissima culpa?), ma la tv è stata capace di ingigantire il dramma, distruggendo l’immagine di una città. Persino la munnezza è più fetente quando finisce tra le grinfie dei pregiudizi!

8 Marzo, il Giorno della Mimosa

L’8 marzo 1982 mi fu assegnato un tema libero, da sviluppare avendo come interlocutori un cane e un bambino. Mi balenò un’idea: il bambino avrebbe raccontato al cane il significato storico della Festa della Donna. Fu un successo strepitoso. Frequentavo la III elementare e la maestra mi premiò, facendomi girare col tema per tutto il II° Circolo Didattico di via Dei Mille di Acerra (Na). A distanza di anni mi rendo conto di aver colto con spontaneità il vero significato del Giorno della Mimosa.

E’ straziante ogni 8 marzo vedere una ciurma di donne che si danna per ricevere un mazzolino di mimose, magari per sfilare in passarella e dimenticare il significato di quel giorno. Mi deprime vedere eserciti di donne che vanno a festeggiare nei locali e liquidano tutto come spettatrici di uno squallido strip maschile. Sarà pure vero che il mio sguardo maschile mi rende miope, ma se fossi una donna consegnerei l’8 marzo alla riflessione. Donne o uomini, se ci siete battete un colpo. Cosa resta veramente del Giorno della Mimosa?

Regalo di Natale

E’ in arrivo il Natale. Se non ce ne siamo accorti, sono le vetrine dei negozi a ricordarcelo! Sin da novembre ci impongono di respirare aria natalizia con largo anticipo. L’agenda di questi giorni è già segnata da “una condanna”: trascorrere il nostro tempo libero nelle corsie dei centri commerciali, ad accaparrarci con avidità più “roba” possibile per addobbare le nostre case e bandire le nostre tavole. Confusione e rumori, nient’altro. I miei Natali più belli li ho trascorsi a Napoli. Me la ricordo ancora nonna Lucia che friggeva i crocchè e nonno Pasquale che veniva a spalancarmi la porta di casa come a volermi dire: “Anche quest’anno ci sarà una letterina di auguri per noi?”. E chi le ha viste più quelle feste luminose con tutta la famiglia raggomitolata attorno all’albero e al presepe?

Sì, torno ancora a festeggiare il Natale a Napoli, ma non è più la stessa cosa. Tutto galleggia nella memoria e, pur ficcando il naso fuori, mi sembra che in giro non ci sia più la vitalità di un tempo. Tutto si è trasformato in banalità, persino i regali che ci scambiamo. Quale regalo vorrei per questo Natale 2007? Incontrare Clarence, l’angelo custode che ha salvato la vita a George Bailey, il protagonista di un film in bianco e nero di Frank Capra. Se venisse a liberarmi da questo caos, dovrebbe fare a spintoni tra carrelli, pacchi e contropacchi. Per fortuna, “il presente” riserva sempre regali a sorpresa sotto l’Albero. Il mio Natale l’ho vissuto a Belfast, in Irlanda del Nord, il 19 novembre scorso. Sono rimasto senza parole di fronte ai murales nel quartiere divenuto campo di guerra e terrorismo tra cattolici e protestanti. Nello sguardo di uomini, donne e bambini, ho visto germogliare dal dolore e dalla sofferenza un bagliore di voglia di ritrovarsi. E il tuo Natale come vorresti che fosse?

Anno 1991/1992: La III F del Liceo Imbriani di Pomigliano d’Arco (Na)

Alcune facce della III F

Rosario PipoloNevio, un mio ex compagno di liceo, mi ha rimproverato di brutto diversi anni fa. Diceva che sul mio sito non c’era spazio per la mitica III F del Liceo Classico “Vittorio Imbriani” di Pomigliano d’Arco. Spero che adesso sia riuscito a rifarmi di questa dimenticanza sul mio blog. Ottobre è il mese che associo agli anni di scuola superiore. Forse perché a mano a mano che entravamo nel tunnel autunnale, aumentavano le interrogazioni ed era un delirio. Soprattutto per me che marinavo i noiosi classici latini e greci per interessarmi di musica e teatro, due grandi passioni e oggi parte del mio lavoro. Ero finito in un liceo classico della provincia di Caserta, tra vecchi professori ammuffiti e un’aria di provincialismo, che per levarmela di dosso avrei dovuto cambiare regione. Mi sono trasferito a Pomigliano d’Arco, ad una manciata di chilometri da Napoli, al Liceo Ginnasio Vittorio Imbriani. Allora il mio liceo era in un condominio, mentre adesso si è trasferito in una bellissima struttura: hanno anche il sito http://www.liceovittorioimbriani.it/! Sono capitato in una classe di scalmanati, a cui mi sono legato fin dai primi giorni. C’è voluto tempo, ma poi ci siamo affiatati. Per carità, come in ogni classe che si rispetti c’è il secchione, “il lecchino” (questa categoria è da evitare assolutamente!), la volenterosa che ti fa copiare il compito in classe o “la cazzimmosa” che non aiuta neanche se ti vede spiaccicato alla lavagna. La mattina il viaggio in autobus veniva alleggerito dall’incontro con alcuni compagni di sventura: Nevio, Lilly, Annamaria, Rossella, Cinzia, Enzo e Gaetano, quest’ultimo di un’altra classe. Appena si entrava in classe, ognuno finiva dietro al suo banco e poi c’era la suddivisione come in Parlamento. Il gruppo degli esuberanti, pronti a mettere in croce i professori. C’eravamo io, Nevio, Giacomo, Fabrizio, Alessandro, Genny (Gennaro!) e chiunque si poteva aggiungere era sempre il benvenuto. Il più equilibrato era Tiziano, il primo della classe, che aveva tanta bontà sotto il cappotto. Ho trafitto di sfottò la mia prima compagna di banco – la dolcissima Claudia – perché pensavo fosse snob. Invece era una ragazza stupenda… Ricordo con nostalgia Sara, Loredana, Tiziana, Rachele (che aggiornavo sulle sorti del suo amato Luca Barbarossa!), Nadia, Carmen, Marilena, Grazia, Maria e Valeria. Ah, Valeria che spesso in Vespa andavo a salutare al Parco Arcadia. Una volta abbiamo studiato anche assieme. E poi confessiamolo pure: mi piaceva la sorella Marina, che tenerona! E i professori? Una tragedia:li cambiavamo ogni anno. Simpatici e antipatici, molti dei quali erano per fortuna estremamente umani. Alcuni insegnano ancora lì: Rosa Anatriello, Raffaele Corcione e Anna Maria Esposito (My Sweet English Teacher!). La mitica III F si è congedata nel luglio del 1992 con l’agognata maturità classica. Da allora ci siamo rivisti in diverse occasioni e poi ci siamo persi di vista. Quando ho visto il film “Notte prima degli esami” di Brizzi con quella marea di zaini Invicta ho pensato a quel periodo. Un po’ di nostalgia è legittima sì o no? Scagli la prima pietra chi di voi non è legato agli anni delle scuole superiori! Mi piacerebbe ritrovarli su questo blog, magari qualcuno vi finirà prima o poi. Raccontare tutto sarebbe troppo lungo. E se ognuno di voi aggiungesse una polaroid scovata tra i banchi di scuola superiore?

Vacanza da viaggiatore

Una volta le mie vacanze erano legate alla “villeggiatura”: l’auto di mio padre carica di bagagli che ci portava via per un mese, tra mare, castelli di sabbia e relax. Oggi le mie vacanze sono leggermente diverse ed hanno preso la direzione ostinata e contraria del viaggio. Soprattutto questa estate è stata molto movimentata con periodi brevi e lunghi. Dalla scoperta delle Cinque terre della Liguria, con il rammarico per aver trovato certi scorci trascurati e mal tenuti. E’ ritornato il lago, quello selvaggio e poco turistico di Iseo, con Max che mi ha portato scorazzando qui e lì con Paolo Conte che dalla radio cantava “Aguaplano”.

Che bello sentirmi planare e poi ritrovarmi a spegnere le candeline del mio compleanno a Barcellona assieme a Faby, la mia metà, che mi ha fatto spegnere le candeline a piazza della Catalunya. Una città incantevole e incantata che non dialoga con il viaggiatore nella Rambla, bensì nei vicoletti del quartiere gotico o dinanzi all’arte scrosciante di Gaudì. Ho ripescato la passione dinanzi ad un breve spettacolo di tango, ma mi è venuto il magone in gola alla Corrida, vedendo questi tori ammazzati davanti agli occhi degli spettatori. Mi hanno colpito delle studentesse americane, che sono uscite a metà show con le lacrime agli occhi. Barcellona sa sempre come farsi perdonare… Dopo lago e mare, ci voleva un po’ di montagna e trekking. E così sono finito sulle montagne della Valle d’Aosta, “senza fiato” e stupefatto dinanzi allo splendore del Monte Bianco. Accipicchia, sembra ieri che mia madre me lo indicò sul mappamondo. Volevo scalarlo, ma imbranato come sono… lasciamo stare!

Ho attraversato l’Italia in treno e ho rivisto dal finestrino una miriade di ricordi, tanti, accovacciati un po’ qui e un po lì. Dicono che la linea ferroviaria Milano- Palermo sia “la transiberiana d’Italia”… Sarà pure un incubo – perché si sa certi treni come sono – ma rotolarsi lungo la nostra penisola è davvero una sensazione piacevole, quasi distensiva. Palermo era lì che mi aspettava e quando sono andato a distendermi sotto un albero in campagna, nel giorno di ferragosto, ho visto una vallata. Ho pensato a Peppino Impastato, vittima della mafia e raccontato da Marco Tullio Giorndana nello splendido film “I cento passi”. Ehi, Peppino, te l’ho detto mai che mi piacerebbe condurla con te una trasmissione radiofonica? A Capo d’Orlando avevo una casetta con una finestra sul mare e a pochi passi da lì, a Brolo, guardando uno spettacolo di danza del ventre del gruppo delle Treis Akrai ho pensato: c’è tanta gente energica qui, che ama e vive questa isola con intensità. La voce di Liza Minnelli mi ha accarezzato nello splendido teatro antico di Taormina e poi mi sono svegliato: Vacanze finite?

C’è sempre da recuperare qualche briciola settembrina. Come ieri, a Varzi, nel cuore dell’Oltrepo Pavese, dove mi sono accorto di avere accanto Dario, “amico ritrovato”, per chiacchierare e mettere due generazioni a confronto sulla scia della musica. E’ riuscito a farmi sentire amico di Fabrizio (De André), Ivano (Fossati) ed Enzo (Jannacci), raccontandomi tanti aneddoti con la stessa sincerità che avrebbe riservato soltanto a suo figlio ventenne. E’ stato un bel privilegio… Tornado a casa, per inaugurare il mio blog, mi sono convinto ancora di più che non voglio essere “un pigro vacanziere da catalogo da viaggi”, ma io stesso un viaggiatore. E questa vacanza mi ha fatto capire ancora qualcosa di più di me e adesso mi sento un po’ più libero…